Tipico caso di un’azienda che prende i soldi (europei) e scappa lasciando i lavoratori. Ne abbiamo parlato con Claudia Sarritzu che scrive per L’isola dei cassaintegrati

AGGIORNAMENTO dal sole24ore

«Gli operai e i tecnici dell’Alcoa fanno bene a essere furibondi. Perdono il lavoro. E, in più, vedono sfumare le risorse pubbliche che, attraverso tariffe agevolate, tutti noi italiani abbiamo indirettamente garantito in questi anni alla multinazionale. La reazione dei sardi è comprensibile. Non è accettabile che l’Alcoa se ne vada via così». A poche ore dal muro eretto al ministero dello Sviluppo economico dall’azienda, che non ha accettato i venti giorni di pausa tecnica richiesti dal governo, Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl, analizza la dimensione emotiva di questa vicenda di deindustrializzazione («una bomba sociale» aggiunge Luigi Sbarra, segretario confederale cislino presente all’incontro). La paura, anzi la certezza, degli (ex) dipendenti di Portovesme di aggiungersi ai disoccupati della provincia di Carbonia Iglesias, dove per l’Istat già uno su cinque non ha lavoro. La difficoltà ad accettare che, così, sfumi lo sforzo finanziario sostenuto dalla “collettività” per mantenere in Italia lo stabilimento. Dal 1996, grazie alle tariffe agevolate, il risparmio di Alcoa sarebbe stimabile in circa 2 miliardi di euro.

Sono trascorsi due anni dalle dichiarazioni ottimistiche dell’allora Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, e nonostante le rassicurazioni governative, sabato scorso l’Alcoa ha deciso di chiudere lo stabilimento di Portovesme, nel Sud della Sardegna. Un territorio che vive una grave crisi economica, e dove, con la chiusura dello stabilimento che produce alluminio, le ripercussioni su tutta l’economia locale sarebbero disastrose. Ora, nonostante le dichiarazioni perentorie, si sta cercando una soluzione per la sorte dei circa 1000 lavoratori: domani ci sarà un incontro a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico e uno sciopero di 4 ore all’interno dell’Alcoa di Portovesme.

Qui sotto puoi ascoltare il resoconto della vicenda di Claudia Sarritzu