La decisione nata in seguito alle perplessità di molti sindaci e in attesa che ci sia una nuova norma nazionale che recepisca il risultato referendario.
L’aumento del 3,5% delle bollette dell’acqua non ci sarà. Dopo l’annuncio dei giorni scorsi, Ato fa marcia indietro e rinuncia all’ipotesi del rincaro. Sulla decisione ha pesato la mancanza da colmare di una norma nazionale che recepisca il risultato referendario, ma anche l’opposizione di alcuni sindaci, in testa quello di Imola, all’aumento delle bollette.
Così l’ufficio di presidenza di Ato ha deciso di andare con le attuali tariffe fino alla scadenza della convenzione in atto, prevista per fine anno.
Hera e le amministrazioni attendono una normativa nazione che, ha detto l’assessore provinciale all’Ambiente Emanuele Burgin “ci dica come pago gli investimenti per il futuro e come si gestisce la fase transitoria”.
Secondo Burgin la convenzione 2012-2016 dovrà considerare non solo il risultato referendario, ma anche lo squilibrio tra le entrate e le uscite del servizio idrico generato.
La decisione di rinunciare agli aumenti viene vista come un effetto del voto referendario dai promotori dello stesso. Secondo Andrea Caselli, referente regionale del Comitato Acqua Bene Comune, ora le amministrazioni non hanno più agibilità politica di questo tipo.
Quanto al tema di come fare quadrare i conti, Caselli afferma che occorre un sistema di gestione del servizio idrico nuovo, che abbandoni il campo finanziario e verta sul finanziamento pubblico. Questo nuovo modello, infine, deve arrivare dopo un dibattito e una discussione pubblica tra amministrazioni, politica, cittadini, sindacati e associazioni.