Dal 27 febbraio al 2 marzo debutta in prima assoluta al Teatro Arena del Sole di Bologna “A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale”, il nuovo spettacolo della compagnia Kepler-452, reduce dal successo nazionale e internazionale de “Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto”. Se per lo spettacolo “Il Capitale” la compagnia teatrale si era immersa nelle dinamiche del mondo del lavoro di oggi che è rimasto quello che Marx conosceva e descriveva in quelle pagine, braccianti agricoli sikh, lavoratori della logistica, sindacalisti di base, fino alla lotta degli operai della fabbrica Gkn di Campi Bisenzio, all’Arena del Sole andrà in scena l’esperienza di essersi imbarcati su una nave che fa ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, la Sea-Watch 5.

A place of safety, il viaggio nel Mediterraneo centrale di Kepler-452 si fa teatro documentario

Prodotto da Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale e realizzato in collaborazione con Sea-Watch e Emergency, lo spettacolo è il prodotto di un metodo di lavoro che la compagnia teatrale porta nel suo stesso nome, Kepler-452. Come il telescopio Kepler ha individuato l’esopianeta più simile alla Terra mai scoperto sinora, Kepler-452b, che orbita attorno a una stella analoga al Sole, chiamata Kepler-452, così la compagnia teatrale, fondata nel 2015 da Nicola Borghesi, Enrico Baraldi e Paola Aiello, «è uno strumento per guardare mondi possibili e abitabili ma molto lontani». Il gruppo di attori e registi, infatti, si muove nel mondo, osserva ciò che c’è fuori, nel reale, per poi portarlo sulla scena in formati teatrali propri del teatro documentario, che spaziano dall’indagine e messa in scena delle vite e delle biografie di attori non-professionisti, che preferiscono definire “attori-mondo”, gli “experts of everyday life” dei Rimini Protokoll, al reportage teatrale, alla creazione di percorsi audioguidati e altri dispositivi di interazione con lo spazio urbano.

È per la sua stessa ragion d’essere, quindi, che Kepler-452 è andata ad osservare “un altro mondo”, fra i più oscuri e drammatici degli ultimi anni, un grande rimosso collettivo della civiltà europea, come loro stessi lo definiscono: la tratta migratoria più letale al mondo nelle acque del Mediterraneo centrale.
«Ci siamo imbarcati l’estate scorsa sulla nave di una ong, la Sea-Watch 5, e abbiamo partecipato alla missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale – racconta Nicola Borghesi – Da lì si è aperta un’indagine più ampia su questa attività, quella di ricerca e soccorso, e sulle biografie e le identità delle persone che fanno questo nella vita».

Il lavoro è il risultato di un lungo periodo di indagine sul campo intorno al tema della SAR (Search and Rescue), cominciato con dialoghi fra Enrico Baraldi e Nicola Borghesi e alcuni referenti di ong, proseguito con un periodo di residenza a Lampedusa e con la successiva partenza per la rotta mediterranea a bordo della nave Sea-Watch 5, l’11 luglio 2024 dal porto di Messina. Nell’arco di quasi 5 settimane di navigazione la crew ha soccorso 156 persone, sbarcate poi nel “place of safety”, il porto di La Spezia.

«Per missione di ricerca e soccorso s’intende che ti prepari, ti imbarchi, vai nella zona dell’opera, fai patrolling, ovvero pattugliamento di un tratto di mare, e poi quando, in vari modi, incontri un’imbarcazione in distress, quindi che sta naufragando o che rischia di naufragare, effettui il soccorso e poi torni verso il place of safety, che nel nostro caso è stato la Spezia – racconta Borghesi – Noi eravamo a pochi chilometri dalle coste della Libia, la Spezia sono 4 giorni di navigazione: questo è uno degli effetti del decreto Piantedosi».

Place of safety è un termine tecnico: «Secondo la convenzione di Amburgo il porto che ti possono attribuire dopo un soccorso è un place of safety – continua l’attore – il soccorso non finisce quando le persone vengono caricate su una nave che non sta affondando, ma si esaurisce con uno sbarco in un posto sicuro, che per esempio non può essere secondo il diritto internazionale la Libia». La nave Sea-Watch 5, con Borghesi e Baraldi a bordo, è tornata in Sicilia al termine della missione il 5 agosto.

Durante il percorso gli artisti hanno incontrato alcuni operatori di Life Support – la nave di Emergency e di Sea Watch, che sono diventati protagonisti dello spettacolo, in scena con lo stesso Borghesi. «Abbiamo chiesto alle persone che fanno quello nella vita, quindi non sono degli attori, di raccontare in scena quello che hanno visto e in questo caso le persone a cui abbiamo chiesto di essere con noi in scena hanno visto veramente delle cose grosse – continua Borghesi – perché quello che succede nel Mediterraneo centrale è veramente un grande rimosso di tutti noi, anche di chi ci sta più attento. Quindi la struttura di questo spettacolo si presenta come un insieme di racconti, di storie dai confini dell’Europa raccontate da chi le ha viste direttamente con i propri occhi e le racconta con la propria voce e con il proprio corpo».

ASCOLTA L’INTERVISTA A NICOLA BORGHESI: