Nella piazza coperta della Biblioteca Salaborsa di Bologna, con il patrocinio del Comune di Bologna e della Città Metropolitana e con il contributo di Filtcem Cgil e Arci Bologna, fino al 15 marzo 2025 è esposta l’installazione multimediale “Sorelle d’Italia: il lusso di resistere”. L’opera è stata realizzata dalle fotografe Matilde Piazzi e Nadia Del Frate, dell’associazione Gabrinski Point APS, in collaborazione con 19 lavoratrici de La Perla.
La battaglia delle lavoratrici de La Perla
Brand storico di moda creato a Bologna nel 1954 da una sarta, Ada Masotti, nel 2018 «siamo stati acquisiti da un fondo d’investimento», il fondo anglo-olandese Tennor di proprietà dell’investitore tedesco Lars Windhorst, «che di fatto non ha investito ma ha solo speculato», racconta Stefania Prestopino, impiegata de La Perla e delegata sindacale per Cgil Bologna. Il fondo quindi ha «fatto letteralmente morire l’azienda giorno dopo giorno – continua Prestopino – Già dal 2023 abbiamo iniziato a coinvolgere le istituzioni locali, territoriali e poi quelle nazionali perché sapevamo, sentivamo e vedevamo che l’azienda stava andando a finire nel baratro».
Dall’ottobre 2023, infatti, alcune lavoratrici si sono dimesse per avere almeno la disoccupazione, alcune hanno trovato un altro lavoro; le altre hanno scelto di lottare, anche grazie al supporto della propria famiglia, una possibilità affatto scontata, un lusso, di cui «siamo molto consapevoli», sottolinea Prestopino. Dal dicembre 2023 le lavoratrici sono in cassa integrazione.
«Ad oggi la situazione è molto complessa: l’azienda è stata chiusa con una parte di lavoratrici in amministrazione straordinaria e altre due parti di lavoratrici in liquidazione giudiziale»; gli ammortizzatori sociali sono previsti per alcune di loro ancora per qualche mese, mentre per altre (una cinquantina) sono finiti il 25 gennaio scorso; da allora sono senza stipendio. «Stiamo chiedendo a gran voce al Ministero che possa riattivare degli ammortizzatori perché l’azienda adesso è in vendita – riporta la sindacalista – Per noi è fondamentale che tutte le lavoratrici arrivino compatte fino al momento della vendita per consentire un effettivo rilancio che altrimenti non è possibile».
ASCOLTA L’INTERVISTA A STEFANIA PRESTOPINO:
La mostra “Sorelle d’Italia: il lusso di resistere”
«Questa è la crisi più pesante, più brutta che abbiamo vissuto però è un’azienda fortemente sindacalizzata e con un forte addestramento purtroppo alla resistenza perché ne abbiamo vissute: ai tempi d’oro de La Perla eravamo circa 1500 lavoratrici, ad oggi siamo meno di 200».
Questa lotta lunga anni si è espressa attingendo alla creatività delle lavoratrici, che oltre ad essere artigiane e professioniste con decenni di esperienza sono dotate di altri talenti artistici. «Abbiamo una collega bravissima che compone, per cui abbiamo una canzone per ogni fase. In questo momento abbiamo una riedizione della canzone Comprami di Viola Valentino».
L’installazione multimediale inaugurata lunedì 24 febbraio ne è un altro esempio. Le autrici, le fotografe Matilde Piazzi e Nadia Del Frate, lavoravano nel settore e-commerce dell’azienda. Racconta infatti Nadia del Frate: «Questa installazione è nata per due ragioni essenzialmente. La prima è la comune perdita di lavoro. Matilde ed io lavoravamo all’interno della produzione e-commerce de la Perla e quindi, quando la fabbrica di via Mattei ha spento le macchine, anche noi abbiamo visto interrompersi la nostra collaborazione come lavoratrici autonome: abbiamo anche noi subito un interruzione di lavoro, la perdita di un reddito e anche la perdita di un ambiente lavorativo: eravamo un team di donne in cui la qualità delle relazioni aveva un valore umano molto profondo. In secondo luogo la lotta delle lavoratrici de La Perla è una lotta che ti chiama a partecipare e noi abbiamo sentito l’esigenza di farlo realizzando quest’opera».
«Ci siamo chieste come raccontare questa storia e abbiamo subito scelto una strada che non era quella del reportage fotografico perché volevamo portare il racconto su un altro livello rispetto a quello della cronaca» sottolinea Matilde Piazzi. La scelta di non fare un reportage è anche dovuta al fatto che la lotta delle lavoratrici de La Perla è una lotta creativa, è unico il loro modo di manifestare, di coinvolgere il pubblico.
Proprio per coinvolgere e rendere comune la resistenza di queste lavoratrici l’opera è stata prodotta grazie ad un crowfunding su Produzioni dal Basso, tuttora attivo. Ecco allora che «i riferimenti sono stati immediatamente quelli dell’arte moderna: la serie fotografica – sedici quadri-sequenza – si ispira a L’Aurora (1614) di Guido Reni. Mentre i ritratti individuali, sei, di piccolo formato come se fossero delle icone, sono venuti un po’ per gioco: nei giorni di sessione fotografica sia noi che loro abbiamo iniziato a giocare con gli oggetti del loro mestiere».
A completare l’esposizione sono un video corale in cui ciascuna lavoratrice racconta le ragioni personali per cui ha aderito alla lotta, posto su un bidone «che simboleggia una delle nostre forme di protesta e di reclamo di attenzione perché noi per dei mesi, tutti i giorni, abbiamo fatto dei presidi davanti all’azienda con dei bidoni, suonando questi bidoni e facendo un sacco di rumore; e li abbiamo portati anche davanti al Mimit»; infine il Manifesto delle lavoratrici unitesi qualche mese fa nell’associazione UnicheUnite, con sede ad Ozzano.
“Sorelle d’Italia: il lusso di resistere” fino al 15 marzo nella piazza coperta della Salaborsa, di fronte alla quale si trova il sacrario dei partigiani, un luogo simbolico di resistenza. Scelta non casuale.
ASCOLTA L’INTERVISTA ALLE ARTISTE:
Anna Cesari