Rubiamo il titolo al recente convegno organizzato dall’Università di Bologna sulla crisi del lavoro educativo, perché la trasmissione che postiamo nel link a fine articolo, si ripropone proprio di tastarne il polso per quantificare il malessere e lo scontento che tale crisi provoca in educatori ed educatrici. La notte, lo diciamo subito, magari non sarà ancora arrivata al punto di non ritorno, ma certo, la luce di una nuova alba è ancora ben lontana dal farsi vedere. Il recente rinnovo del Ccnl Cooperative Sociali non ha dato le risposte tanto attese da lavoratrici e lavoratori del settore. Le solite, antiche questioni, sono ancora lì tutte sul tavolo, a partire dagli stipendi da fame che continuano ad arrancare di fronte a un aumento del costo della vita che al contrario galoppa senza sosta. Da lavoro povero a lavoro poverissimo, il passo è breve. Pare che l’87% delle cooperative abbia riconosciuto gli adeguamenti contrattuali, ma diversi enti locali faticano ad adeguare le tariffe e dove è stato fatto, si sono avute ricadute negative sulle ore educative con i conseguenti tagli ai servizi. La sistematica riduzione dei finanziamenti, inarrestabile ormai da anni, penalizza pesantemente i lavori di cura appaltati al privato sociale, portando tantissimi colleghi e colleghe a chiedere con forza l’internalizzazione dei servizi di integrazione scolastica ed educativi. Tantissimi altri a fuggire verso altri mestieri. In studio a parlarne con noi Caterina Pozzi, presidente del Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza).
In tutto questo buio, dalla Toscana arriva una buona notizia: la sentenza della Corte d’Appello di Firenze che riconosce il sacrosanto inquadramento per le educatrici e gli educatori professionali con il livello D2, crea un precedente che non si potrà più ignorare. La conquista è stata ottenuta dalla battaglia di alcune lavoratrici di una cooperativa sociale di Empoli. Come dire, la lotta paga, sempre. Al telefono, dalla Toscana, Paolo Vecchi e Matteo Conti, USB Firenze.
Meno confortante è il dover constatare che è ben lontano dall’essere risolto l’atavico problema dei lavoratori a part time ciclico verticale che ogni estate rimangono senza lavoro e reddito. Anche qui c’è però chi non si rassegna: il sindacato USB ha infatti chiamato i lavoratori alla mobilitazione, mobilitazione che dovrebbe sfociare in uno sciopero nazionale il 13 maggio.
Di tutte queste cose e di altre, nella trasmissione qui di seguito.