È stato inaugurato lo scorso 30 settembre Pop House, progetto di social housing voluto da Regione Emilia-Romagna, Comune di Calderara di Reno, che vede come gestore sociale la cooperativa sociale Piazza Grande e che coinvolge 38 persone nello stabile pubblico ristrutturato in via Garibaldi 2/1.
«Pop-House – commenta ai nostri microfoni Ilaria Avoni, presidente di Piazza Grande – ci è subito sembrata l’occasione per rimettere in circolo le nostre competenze sul lavoro di comunità. Questa, per quanto non risolutiva, vuole essere una risposta all’emergenza abitativa che non è solo un problema di mancanza di casa, ma di relazioni significative da ricostruire; non solamente un’offerta di casa ma anche una proposta di vita più collaborativa».

L’abitare collaborativo del social housing: il progetto Pop House

Pop House mira ad aiutare cittadine e cittadini della cosiddetta fascia grigia, ossia privi dei requisiti per accedere alle case popolari ma che comunque impossibilitati, soprattutto nel momento attuale, di accedere al mercato della casa, tanto per l’acquisto quanto per l’affitto.
Il progetto vuole andare a creare un mix sociale, nel rispetto dei criteri economici stabiliti dall’Ers (Edilizia Residenziale Sociale) e delle pratiche di social housing, in cui Piazza Grande vanta un’esperienza trentennale.
«Le 38 persone che abitano gli appartamenti rappresentano realtà sociali diverse: famiglie con minori, giovani coppie e studenti – spiega Avoni – Il nostro intento è stato di trovare persone che avessero una forte motivazione a far parte di un progetto di questo tipo, condizione per noi necessaria perché il tutto potesse partire».

Un contesto abitativo che, per costituzione, presenta quindi delle peculiarità, tramite dinamiche di cooperazione fra i vari inquilini, i quali si riuniscono in assemblee periodiche, oltreché essersi dotati degli ormai necessari gruppi WhatsApp, per comunicare. Sono poi state realizzate iniziative spontanee di mutualismo, partendo da un laboratorio musicale per bambini e arrivando ad un servizio di trasporto, con cui le persone provviste di mezzo mettono a disposizione dei posti auto nel proprio spostarsi da e verso Bologna.
Gesti apparentemente banali, di poco conto, ma che, per chi è dietro il progetto, possono cambiare in meglio la vita di chi abita Pop House. «Il problema abitativo non è solo una mancanza di beni materiali, ma è anche e sopratutto un’assenza di relazioni – sottolinea Avoni – Lavorare sulla questione abitativa tramite il sostegno a dinamiche di socialità può essere uno dei modi con cui prevenire l’emarginazione. È una socialità che non viene costruita da un soggetto esterno, ma da chi gli spazi li abita e li vive. Viene restituita la possibilità di decidere come vivere uno spazio».

Le 38 persone hanno avuto accesso tramite un bando pubblico che si è chiuso lo scorso 31 dicembre e per cui sono giunte 253 candidature. L’età varia, dai 20 agli oltre 50 anni. A seconda dell’unità abitativa e del numero degli inquilini, l’affitto varia dai 410 a un massimo di 480 euro mensili per appartamento, mentre per le stanze studenti si va dai 170 ai 215 euro mensili, spese escluse.
Il social housing si presenta quindi come una delle risposte alla questione degli affitti, di certo però non l’unica. La stessa Avoni sottolinea che calmierare i canoni degli affitti, o più in generale il limitare dinamiche incontrollate di domanda e offerta, non deve essere una prerogativa del social housing.

ASCOLTA L’INTERVISTA A ILARIA AVONI:

Pietro Rossi