L’immagine del muro sfondato e della celere in tenuta antisommossa per eseguire lo sfratto di famiglie che avevano sempre pagato l’affitto, ma che erano d’intralcio ad un progetto edilizio speculativo diventa il simbolo dell’aggressione del capitale a Bologna.
Quanto accaduto ieri in via Michelino, dove due famiglie con minori sono state buttate in strada dopo la scadenza del contratto per trasformare due civici in alloggi per affitti brevi turistici o occasioni per triplicare il canone e quindi il profitto, dà il segno della degenerazione attorno al tema della casa che le città stanno vivendo.

Lo sfratto per speculazione e l’umanità abbattuta come un muro

Questa sera in piazza Nettuno a Bologna ci sarà un’assemblea pubblica, chiamata da Plat, dopo lo sfratto violento di ieri. «Non siamo disposte a fare un passo indietro, a lasciare un centimetro di spazio alla furia devastatrice della rendita – si legge in un post del collettivo – Vediamoci tutte in un’assemblea pubblica, capace di mostrare la tenacia di una città pronta ad alzare la testa, a lottare e a strappare ciò che le spetta: una vita degna, bella, libera per tutte e tutti. Rigettiamo la crisi sociale che l’escalation bellica scarica sui nostri territori, e imponiamoci con dei no chiari e irremovibili rispetto a quello che non siamo disposte a tollerare».

Lo stabile di via Michelino da cui sono stati sfrattate le due famiglie viene riconvertito per alloggi turistici o per appartamenti con prezzi triplicati. «Sono state riconvertite le cantine per creare monolocali a 800 euro al mese», sottolinea ai nostri microfoni l’avvocata Maria Elena Scavariello, che ha seguito le vicenda delle famiglie.
Ciò che la legale tiene a sottolineare è che quelle famiglie, anche dopo la scadenza del contratto, continuavano a pagare l’affitto, quindi la proprietà non veniva usurpata di un diritto. E se non se ne andavano non era per sfizio o ripicca, ma perché a Bologna oggi è difficilissimo trovare un alloggio dignitoso a prezzi accessibili.
«La Costituzione riconosce il diritto della proprietà privata – sottolinea Scavariello – ma la subordina all’utilità sociale. Significa che c’è una gerarchia dei diritti e nello sfratto di ieri il diritto dei minori alla salute, alla scuola, alla serenità e ad avere una casa dignitosa non è stato preso in considerazione».

Ciò che Plat chiede è abbastanza semplice ed è tempo: in caso di sfratto, qualora i servizi sociali non riuscissero a reperire nell’immediato soluzioni abitative per le famiglie, la proprietà e le autorità dovrebbero semplicemente attendere e non buttare in mezzo a una strada famiglie con bambini.
Oltre a ciò, di fronte a quella che non è più un’emergenza abitativa ma una vera e propria crisi strutturale, determinata dall’inserimento nel mercato dell’affitto delle piattaforme come Airbnb e simili, sarebbe necessario fissare dei prezzi massimi per il costo dell’affitto al metro quadrato. «Altrimenti fra poco ci troveremo case a prezzi altissimi a cui non può più accedere nessuno».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIA ELENA SCAVARIELLO:

La vicesindaca Clancy: «Il diritto alla casa non può essere lasciato alle sole regole del mercato»

Anche l’Amministrazione comunale di Bologna ha commentato lo sfratto violento di ieri. La vicesindaca Emily Clancy, in una nota, ha proposto un tavolo con la Questura, i sindacati di proprietari e inquilini e le associazioni che si occupano di diritto alla casa per fronteggiare questa crisi sociale.
Non solo. È intervenuta anche sulle dinamiche in atto a Bologna: «Le immagini che arrivano dagli sfratti eseguiti da una proprietà privata sono emblematiche di come stia cambiando la natura degli sfratti: sempre più spesso proprietà private scelgono di liberare gli immobili per alzare i canoni o passare all’affitto breve. È una loro legittima scelta, ma ci mostra chiaramente come il diritto alla casa non può essere lasciato alle sole regole del mercato».

Clancy sottolinea che lo Stato latita e che le risorse stanziate dal governo per il tema della casa sono assolutamente insufficienti. Si parla di 600 milioni di euro a livello nazionale, quando il solo Comune di Bologna, per il proprio Piano per l’Abitare, ne ha stanziati 200.
Al contrario, il governo taglia i trasferimenti agli enti locali in tutti i settori e ciò a fronte di un aumento della spesa di welfare. «Per la sola emergenza abitativa, cioè per la transizione abitativa di persone sfrattate per morosità incolpevole o finita locazione – racconta la vicesindaca ai nostri microfoni – la domanda è aumentata del 25% in tre anni e sono in aumento anche le prese in carico da parte dei servizi sociali».

Nello specifico, il Comune di Bologna ha a disposizione 170 alloggi per la cosiddetta transizione abitativa, cioè per le persone che vengono sfrattate e che non hanno ancora trovato una soluzione alternativa sostenibile. Un lotto di appartamenti che Palazzo D’Accursio sta aumentando di altre 30 unità, per arrivare a 200 alloggi.
Il problema è che «questi alloggi sono tutti pieni – sottolinea Clancy – e il Comune di Bologna spende 3,5 milioni di euro all’anno per posti in albergo». E spesso queste soluzioni non sono sostenibili per le famiglie sfrattate, a costo di perdere il lavoro o interrompere la continuità scolastica dei minori.
Detta in altri termini: per tutelare il diritto dei proprietari e delle loro operazioni speculative, la collettività si sobbarca una spesa ingente che potrebbero essere utilizzate per altre emergenze.

Ai nostri microfoni Clancy elenca gli sforzi che l’Amministrazione bolognese sta mettendo in campo, dall’obiettivo dello “sfitto zero” per gli alloggi pubblici presenti in città agli incentivi per mettere sul mercato a canone concordato almeno una parte dei 15mila alloggi privati vuoti stimati in città.
Nello specifico dell’esplosione degli affitti brevi turistici, poi, il Comune di Bologna sta usando le poche leve a disposizione che riguardano i regolamenti urbanistici, ma assai più incisiva sarebbe l’azione determinata da una legge nazionale.
«Il governo non ci riceve – sottolinea la vicesindaca – Eppure sono 40 le Amministrazioni che hanno elaborato cinque proposte per un piano casa».

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