Il 3 ottobre del 2013 davanti a Lampedusa si compiva la più grave strage di migranti nel Mediterraneo. Un barcone affondò e persero la vita 368 persone. Nonostante i «mai più» e le promesse delle istituzioni, le politiche migratorie europee ripresero ben presto sulla strada dell’esternalizzazione delle frontiere e molte altre stragi si consumarono nel nostro mare, come quella di Cutro del 25 febbraio scorso.
A 10 anni dalla strage di Lampedusa, però, a Bologna una rete di associazioni si dà appuntamento per una fiaccolata che rivendica un cambio radicale della gestione delle migrazioni.

La fiaccolata a 10 anni dalla strage di Lampedusa

Contro la “barbarie” nei confronti dei migranti si muovono le associazioni e le comunità straniere. Domani, nel decennale della tragedia del 3 ottobre 2013, a Bologna ci sarà una fiaccolata di denuncia per le strade della città, con commemorazione finale alla Ca’ Bura. Protagoniste le associazioni e le ong che si occupano di migranti.
In campo ci sono anche le 99 organizzazioni che si occupano di povertà ed esclusione a Bologna, che temono la fine della “pace sociale” ottenuta in città col modello di accoglienza in via di smantellamento. Per questo Alessandro Albergamo, presidente della Consulta per la lotta all’esclusione sociale, rivolge un «invito alla disobbedienza civile a tutti i politici, gli amministratori e i tecnici che si troveranno costretti ad attuare politiche disumane, al limite dei diritti previsti dalla Carta Costituzionale».

Quella che viene definita “guerra agli ultimi” passa anche per la realizzazione dei Cpr. «Noi – scandisce Albergamo – non ci prestiamo a tutto ciò, non saremo complici di chi vuole distruggere il sistema dell’accoglienza per costruire i Cpr. Quei centri non porteranno che ad una presenza di cittadine e cittadini stranieri senza documenti, senza servizi, senza diritti e senza concrete possibilità di integrazione sociale».
«Sono dieci anni che le frontiere continuano ad uccidere, non è cambiato niente. Si diceva ‘mai più’ ma oggi viviamo situazioni ancora peggiori», sottolinea da parte sua Francesco Manieri, rappresentate della rete “Sulla stessa barca Bologna” che organizza insieme ad Amnesty International e altre realtà la fiaccolata del 3 ottobre.

Per Roberta Mincione di Amnesty «non si può dire che non ci sia attenzione sul tema, ma questa è frutto di una propaganda da parte dei governi europei per creare paura. Siamo qui per chiedere a politici e giornalisti un cambio di narrazione e di linguaggio. Non è vero che l’Europa è accogliente, o meglio non del tutto, perché da anni ha chiuso le frontiere legali e ha esternalizzato i confini. La situazione attuale non è straordinaria, non è una invasione. Smettiamola con questo tipo di retorica».
Gli organizzatori della manifestazione chiedono allora rotte sicure e legali anche dall’Africa per ridurre i rischi in mare.
Dal giardino dedicato alle vittime del 3 ottobre tra via Corticella e via Papini, dove l’appuntamento è alle 17.30, la fiaccolata muoverà fino ai giardini della Ca’ Bura dove ci saranno letture, una performance artistica e interventi delle ong sulla tragedia del Mediterraneo, a cui è dedicata anche una mostra fotografica.

ASCOLTA L’INTERVISTA A ROBERTA MINCIONE: