La Commissione europea ha avviato il processo di riforma del sistema europeo comune di asilo, presentando diverse opzioni per un sistema “sostenibile ed equo” di ripartizione dei richiedenti asilo tra gli Stati membri. In primo piano una revisione del regolamento di Dublino. Non mancano però passaggi poco rassicuranti. Schiavone (Asgi): “Aspetti positivi, ma c’è poco coraggio”.

Mentre l’intesa Ue-Turchia è entrata nel vivo e i funzionari di Frontex sono impegnati a imbarcare i profughi e rispedirli verso il paese di Erdogan, la Commissione europea si è guardata attorno e ha realizzato che il sistema di asilo europeo non funziona. E ha così presentato un documento con possibili opzioni di riforma del sistema comune di asilo (Ceas), per una più “equa e umana” ripartizione dei richiedenti asilo tra gli stati membri e misure per garantire percorsi sicuri e organizzati di migrazione legale verso l’Europa. “La commissione ammette che bisogna riformare profondamente il sistema di asilo, e già nel titolo aggiunge che vanno rinforzate le vie di accesso legali in Europa – afferma Gianfranco Schiavone, membro dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – Questo è un aspetto positivo, perché la Commissione riconosce che non si può andare avanti nella maniera attuale”.

Infatti, secondo il vicepresidente Frans Timmermans la crisi dei rifugiati “ha messo a nudo le debolezze del sistema comune di asilo europeo. Non vi è alcun dubbio: le persone bisognose di protezione devono continuare a essere aiutate e non dovrebbero essere costrette a mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti di migranti. Ma il sistema attuale non è sostenibile”. La Commissione riconosce così le “debolezze del sistema di Dublino”, quello che individua il primo paese di arrivo come quello competente a farsi carico della domanda di asilo. Un principio che ha sottoposto paesi come la Grecia e l’Italia a una pressione insostenibile, e che ha spinto molti rifugiati a non farsi identificare in quei paesi, ma ad allontanarsi nella speranza di raggiungere altri paesi europei. “E’ l’aspetto più significativo di questo documento – osserva Schiavone – La commissione ha temporeggiato rispetto a questa riforma annunciata da tempo, e l’impressione è che questa comunicazione sia un modo per vedere le reazioni dei paesi interessati”.

Sono due le opzioni di riforma del regolamento di Dublino presentate dalla Commissione europea: la prima dovrebbe aggiungere un “meccanismo di equità correttiva” che trasferirebbe i richiedenti asilo dagli stati in prima linea ad altri stati. Una seconda opzione – sicuramente più incisiva – riguarderebbe la creazione di un nuovo sistema altro da quello di Dublino, che non terrebbe più conto del paese in cui i migranti hanno messo piede in Ue per la prima volta, ma li distribuirebbe in tutta Europa in base a un sistema di ripartizione permanente, in base alla loro ricchezza e “capacità di assorbimento”. Secondo Schiavone, se questa seconda modifica andrebbe nella giusta direzione, non tiene tuttavia conto del “progetto migratorio della persona” e non contempla un bilanciamento tra i diritti dei singoli stati e quelli dei migranti che tentano di raggiungere determinati paesi per i più diversi motivi.

Al contrario, tra i campi di intervento delineati figurano anche procedure per scoraggiare e impedire i movimenti secondari, prevedendo anche sanzioni e respingimenti lampo. “Sono aspetti che colpiscono per la loro ruvidezza”, sostiene Schiavone, che ricorda inoltre come “il documento giudica positivamente l’accordo con la Turchia e non nega che possano siglarsi altri patti di quel tipo con paesi terzi”. Secondo il membro dell’Asgi, al momento “la linea politica dell’Ue è quella di delocalizzare i rifugiati, trovare qualcuno che se li prenda. E questa è la ragione per cui il diritto d’asilo in Europa sta naufragando. La proposta della Commissione presenta aspetti positivi, ma in generale manca il coraggio e penso che la forza riformatrice di questa Europa non sia al passo con la realtà – continua Schiavone – Il rischio è ancora una volta che alcuni paesi rifiutino questa riforma. Sarebbe l’ennesimo buco nell’acqua, mentre i mesi passano e la situazione è quella sotto gli occhi di tutti”.