Il Libro di Mauro Boarelli

Non tenere conto delle condizioni di partenza e valutare in base a parametri dominanti e conformisti sono solo due dei problemi della meritocrazia, che viene smontata da Mauro Boarelli in “Contro l’ideologia del merito” (Editori Laterza). Il libro verrà presentato il 24 maggio alle Librerie.Coop Ambasciatori.

È in voga tanto a destra quanto a sinistra, ma è un concetto che nasconde non poche malevole insidie. Rappresentato come neutro, il merito è invece espressione della cultura dominante, quella neoliberista, che lo usa perché meno duro e aggressivo dell’economia e della competizione, ma non per questo non cela tratti di darwinismo sociale e di colpevolizzazione dell’individuo che non riesce ad emergere.

A scagliarsi “Contro l’ideologia del merito” è il nuovo libro di Mauro Boarelli, edito da Laterza, che verrà presentato alle 18.00 di venerdì 24 maggio alle Librerie.Coop Ambasciatori di via Orefici, in un incontro a cui parteciperanno anche Nadia Urbinati e Guido Armellini.
Lo storico torna così in modo organico su argomenti già trattati in passato attraverso articoli pubblicati sulle riviste Lo Straniero e Gli Asini.

Ai nostri microfoni, Boarelli sintetizza alcuni dei principali problemi insiti nel merito e nella meritocrazia, che si propongono formalmente come superamento delle ideologie. “Quando parliamo di merito pensiamo ad una cosa neutrale – osserva l’autore – perché contiene in sè la promessa di miglioramento per ciascun cittadino, ma in realtà nasconde dell’altro ed è una ramificazione dell’ideologia più pervasiva che oggi governa il mondo: il neoliberismo”.

La retorica della meritocrazia, nel concreto, rimuove dal discorso le condizioni di partenza delle persone. Una retorica che non tiene conto degli strumenti a disposizione dei singoli, della disuguaglianza presente nella società, non si trasformerà mai, come del resto non avviene in Italia e non solo, in reali politiche di redistribuzione.
“La base che accomuna tutti gli strumenti che l’ideologia del merito ha costruito attorno a sé è quella dell’uguaglianza delle opportunità – spiega Boarelli – Micheal Young, che è stato colui che ha coniato in senso negativo il termine meritocrazia, sosteneva che nella nostra società l’uguaglianza delle opportunità è quella di essere ineguali”.

Nella sua applicazione pratica, inoltre, la meritocrazia adotta parametri di valutazione che sono quelli della cultura dominante, producendo un effetto di omologazione e standardizzazione che taglia fuori tutto ciò che non è conforme.
“Parlare di merito vuol dire parlare di qualcuno che decide che cosa è meritevole e che cosa non lo è – sottolinea l’autore – Strutture come l’Invalsi, utilizzate per valutare il merito nelle scuole, sono prive di legittimazione democratica ma amministrano il merito e stabiliscono delle gerarchie tra cosa è considerato meritevole e cosa no”.

Boarelli fa l’esempio dello strumento dei test, che pretendono di misurare anche ciò che non è misurabile e di fatto tagliano fuori tutto ciò che non è misurabile, cioè la parte più rilevante del sapere.
“Ciò ingabbia la mente degli studenti entro schemi predefiniti dai quali gli studenti vengono abituati a non uscire, perché sarebbe pericoloso in quanto potenzialmente penalizzante per la carriera scolastica e quella lavorativa”.