Ai microfoni di “A qualcuno piace verde” Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, autori del documentario “Materia oscura” presentato in anteprima alla Berlinale e vincitore del premio Museo del Cinema assegnato da Cinemambiente 2013.

I registi indagano il poligono di tiro di Salto di Quirra in Sardegna, dove dal 1956 si testano armi pericolosissime provenienti dagli arsenali di tutto il mondo.

“Materia oscura” è un film quasi privo di parole, la narrazione procede lenta e precisa. Elemento centrale della cifra stilistica scelta dagli autori è l’immagine che dispiega davanti allo spettatore tutta la sua potenza.

Il poligono di tiro è un luogo della terribilità, quasi un simbolo del degrado a cui conduce lo sviluppo della società e della tecnologia. Da un lato armi sofisticate e potenzialmente letali, dall’altro la natura nella sua semplicità e purezza che sembra subire solamente. I danni ecologici, ma soprattutto le malattie e le malformazioni di cui sono vittime gli abitanti e gli animali del luogo, sono dati cruciali. Vengono, tuttavia, rappresentati con grande onestà lasciando a chi guarda il compito di giudicare. Il rapporto della popolazione locale con il territorio è contraddittorio e sofferente. L’ambiente è percepito come mutilato, la sensazione di non appartenenza è un denominatore comune.

Alle immagini del tempo presente si intrecciano filmati provenienti dagli archivi militari. Esplosioni di bombe, missili, razzi squarciano il cielo terso di una regione considerata nell’immaginario collettivo come un paradiso incontaminato. La “materia oscura” del titolo è l’ombra di una società che permette una guerra in tempo di pace, l’ipocrisia di consente che tali luoghi esistano nell’ambito della legalità.