Nel corso della conferenza stampa di questa mattina, l’associazione ambientalista ha lanciato l’allarme sulle conseguenze delle attività estrattive in regione. Il fenomeno della subsidenza potrebbe assumere dimensioni inquietanti.

Sfruttamento del sottosuolo: Legambiente preoccupata

Appare molto preoccupato il presidente regionale di Legambiente, Lorenzo Frattini, davanti alla prospettiva che, in aggiunta ai 35 permessi di ricerca attivi in regione, si dia il via libera ad altri 12 siti estrattivi. Il territorio regionale risulterebbe, in quel caso, interessato per più della metà della sua estensione da attività estrattive. Quello che Legambiente chiede è una moratoria delle estrazioni nei territori a rischio, nei quali sono sempre più evidenti i fenomeni di subsidenza, cioè l’abbassamento del terreno. Negli ultimi anni si sono osservati, infatti, picchi di sprofondamento del terreno di 3 cm annui, nella zona del fiume Reno. Gli ambientalisti sottolineano come la subsidenza possa assumere aspetti drammatici sulle coste, soprattutto in combinazione con l’innalzamento delle acque marine, dovuto al ben noto surriscaldamento globale.

Ma è su tutta la politica energetica del nostro paese che Legambiente esprime forti dubbi. Facendo riferimento alla nuova strategia energetica nazionale (SEN), approvata nel marzo 2013, Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente considera “assolutamente insensata la scelta di aumentare l’estrazione di idrocarburi dal mare e dal territorio portando il loro contributo dal 7% al 14% del fabbisogno energetico”.

Nell’ambito di una politica energetica nuova, invece, l’associazione ambientalista vorrebbe che non si procedesse per progetti singoli, ma che si pensasse globalmente ai territori interessati, virando decisamente verso le energie rinnovabili e coinvolgendo realmente le popolazioni nelle scelte da operare.

Legambiente lancia, infine una provocazione: “Viste le basse royalties pagate alla regione, conviene davvero, anche economicamente, concedere nuovi permessi?”