Scoppia la polemica sulle parole del presidente di Legacoop Calzolari. Gruppi (Cgil): “Non vorrei incontrarlo al tavolo con Marchionne e la Marcegaglia”. Sulla trattativa nazionale il sindacato contesta i “maestrini” e sferza il Pd.

“Non vorrei incontrare Calzolari al tavolo con Marchionne e la Marcegaglia”. È un’amara ironia quella di Danilo Gruppi, segretario della Cgil di Bologna, a commento delle parole del numero uno di Legacoop Bologna, Gianpiero Calzolari.
Il presidente del movimento cooperativo aveva infatti aperto la strada alla discussione sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, affermando che in una crisi come questa tutto può essere messo in discussione.
Parole che non erano piaciute nemmeno al presidente nazionale di Legacoop, Giuliano Poletti, che si dice sorpreso dall’uscita di Calzolari.

Il segretario della Cgil auspica che il mondo cooperativo bolognese non la pensi come il suo leader e denuncia la mistificazione che si sta compiendo ai danni dell’articolo 18. “Trovo disgustoso – afferma Gruppi – che in una fase come questa, dove mai come prima i lavoratori vengono licenziati, si sostenga che il problema delle aziende italiane sia l’impossibilità di licenziare”.
Luoghi comuni che secondo Gruppi vengono diffusi da quasi tutto il circo mediatico e che il sindacalista non esita a definire “falsità”.

Ai nostri microfoni, però, Gruppi estende il ragionamento anche alle trattative nazionali per la riforma del mercato del lavoro, lanciando l’allarme per la democrazia in Italia. “La Fornero mi sembra una maestrina che con arroganza vuole insegnare a tutti come stare al mondo – va giù duro gruppi – e trovo inqualificabile l’atteggiamento del governo nei confronti sia delle parti sociali che dei partiti che compongono la maggioranza”. Il riferimento diretto è al Pd, che è stato zittito dal governo quando ha chiesto che per la riforma del lavoro si trovi l’accordo di tutti.
Il segretario della Cgil, inoltre, esprime dubbi sullo spirito stesso della trattativa: “Il governo continua a ribadire che la riforma verrà fatta anche senza accordo, ma in una trattativa di solito ci si va per trovare un punto di equilibrio tra le diverse posizioni”.

Alla domanda se il Pd dovrebbe trovare coraggio e fare cadere il governo se la riforma del lavoro venisse portata avanti con ostinazione, Gruppi ricorda come l’esecutivo Monti sia nato per farci uscire da una situazione di emergenza. “Le riforme strutturali non possono essere fatte da un governo tecnico, ma devono passare dal mandato affidato al Parlamento dagli elettori”.