Accusato dai Si Cobas di scendere a patti con Legacoop e difendere i migranti da dietro i computer, il Tpo risponde raccontando il percorso della Carta di Lampedusa. Neva Cocchi: “Sottoscritta da migliaia di realtà, ma quel che conta è la pratica. Noi ogni giorno facciamo picchetti, occupazioni e denunciamo lo sfruttamento delle cooperative”.

Scintille nel movimento bolognese. Nell’annunciare la partecipazione allo sciopero dei migranti del primo marzo, Simone dei Si Cobas, sindacato che porta avanti le istanze dei facchini licenziati dalla Granarolo, ha lanciato una frecciata ai sostenitori della Carta di Lampedusa, che a Bologna sono rappresentati dal Tpo.
“Le nostre modalità sono diverse da quelle di firma documenti con Legacoop”, aveva detto il sindacalista ai nostri microfoni, accusando poi i sostenitori della Carta di fare battaglie da dietro i computer.

Pronta la risposta del Tpo, che respinge le accuse. “Noi quotidianamente diamo vita in tutta Italia a picchetti, occupazioni e vertenze legali”, spiega Neva Cocchi che poi precisa come si è arrivati alla Carta di Lampedusa: “Alla tre-giorni hanno partecipato centinaia di realtà e il documento è stato sottoscritto da almeno 10mila persone. Noi siamo i primi a dire che una firma non è sufficiente per lavarsi la coscienza, ma che bisogna mettere in pratica i princìpi contenuti nella Carta”.

Quando, ad inizio del mese, l’isola siciliana ospitò i lavori delle associazioni a difesa dei migranti, Legacoopsociali diffuse un comunicato in cui espresse interesse per i lavori e avanzò anche alcune proposte.
Un gesto che, evidentemente, non è andato giù ai Si Cobas che da tempo accusano la lega delle cooperative di essere responsabile dello sfruttamento dei migranti, al pari di altre aziende. Una valutazione che, chiarisce Cocchi, il Tpo condivide: “Noi denunciamo il sistema marcio messo in piedi dalle cooperative che costringono i cosiddetti soci lavoratori stranieri a condizioni inumane e consideriamo Legacoop una controparte da sollecitare e combattere”.

Non basta quindi, insiste il Tpo, che Legacoop possa aver sottoscritto la Carta di Lampedusa: quel che conta è se applica o meno i principi contenuti nella Carta, che ha l’ambizione di far scrivere anche a migranti e rifugiati regole e diritti che abbattano i confini delle nazioni.