Mentre oggi scioperano i dirigenti scolastici, mercoledì le scuole di Bologna si riuniscono in assemblea contro i tagli ai fondi per l’integrazione di alunni stranieri. I Cobas: “Si rischiano classi o addirittura scuole ghetto”.

Il mondo della scuola è in subbuglio. Quest’oggi scioperano in tutta Italia addirittura i dirigenti scolastici, che protestano contro le crescenti incombenze cui devono far fronte, rispondendone pure sul piano penale, e che sottraggono loro energie e tempo per curare l’educazione di alunne ed alunni.
Ma i presidi non sono gli unici ad essere preoccupati. Vi è infatti un altro fronte, che a Bologna è composto dalle scuole di frontiera, quelle dove la presenza di studenti stranieri è ingente.

Mercoledì prossimo, 19 febbraio, i Cobas hanno convocato le scuole bolognesi per un’assemblea in cui discutere dei tagli al fondo per l’integrazione degli alunni stranieri, che stanno mettendo in difficoltà gli istituti del nostro territorio.
“I docenti coinvolti nelle attività di integrazione per gli alunni stranieri nell’anno scolastico 2012-13 – spiega ai nostri microfoni Antimo Santoro, docente ed rsu delle Aldrovandi-Rubbiani – non hanno ancora ricevuto alcuna retribuzione relativa ai fondi ministeriali destinati alle scuole a forte flusso migratgoria”.

La rivendicazione, però, non è solo sindacale. Quello che preoccupa i docenti è che in assenza di fondi sufficienti per l’alfabetizzazione e le altre attività di integrazione, si riducano le scuole che accolgono più migranti a “scuole ghetto” o, nella migliore delle ipotesi, si creino “classi ghetto” o “classi ponte”, come è già successo per le scuole medie Besta.
Un altro rischio è quello che si possano ripetere casi come quelli del bambino bengalese, giunto in Italia attraverso un ricongiungimento famigliare e respinto da scuola per 8 mesi.
L’Ufficio Scolastico provinciale aveva assicurato che avrebbe predisposto misure per evitare il ripetersi di casi come quello, ma il sindacalista sostiene che nulla è ancora stato comunicato.

“Non vogliamo essere scuole di serie B – mette in guardia Santoro – E vorrei dire che le vere scuole di eccellenza sono quelle che, partendo dal basso, riescono ad offrire un servizio educativo di qualità a tutti”. No, quindi, a una riproposizione di modelli di didattica differenziale basata sulla separazione o il ricorso al volontariato per attivare percorsi di integrazione ed alfabetizzazione.
L’assemblea di mercoledì servirà ai docenti dei diversi istituti per confrontarsi sulle reciproche situazioni e decidere insieme le iniziative da adottare.