Bersani affronta i vertici del partito dopo la delusione elettorale e presenta gli 8 punti per tentare di formare un governo. Il segretario Pd: “Non stiamo inseguendo Grillo”. Ma gli accenti sul programma strizzano l’occhio al M5S.

La proposta programmatica di Pierluigi Bersani, quest’oggi di fronte alla direzione nazionale del Pd, è una questione di accenti.
Molti degli 8 punti presentati dal segretario Democratico, infatti, facevano già parte della proposta con cui si è presentato alle elezioni (evidentemente mal comunicata), ma la differenza sta nell’accentuare quegli aspetti che possono essere graditi al M5S.
Alcune delle misure sembrano infatti tarate per mettere Grillo di fronte ad un bivio e all’impossibilità di rifiutare un accordo (o di assumersene la responsabilità), anche se nella sua relazione Bersani non ha approfondito come intende declinare i temi proposti.
“Non stiamo inseguendo Grillo”, ha tenuto a precisare il segretario Pd, ma parallelamente ha chiuso alla possibilità di un governissimo con il Pdl.

Gli 8 punti. Tranne qualche eccezione, come ad esempio la cittadinanza ai figli nati in Italia da cittadini stranieri, gli 8 punti illustrati quest’oggi da Bersani ripercorrono molti dei cavalli di battaglia dei grillini.
Ecco dunque una sintesi:

1- No all’austerity. Il Pd propone di cambiare rotta rispetto alle politiche di austerity adottate dall’Europa negli ultimi 5 anni, facendosi promotore del cambiamento della linea europea stessa. In questo capitolo si prevedono norme sulla disciplina di Bilancio, sugli investimenti pubblici produttivi, con una priorità chiara: l’occupazione che, secondo Bersani, deve venire prima della finanza.
2- Sociale e Lavoro. Questo capitolo costituisce la parte più consistenze della proposta Democratica. Bersani ha proposto misure per intervenire sui pagamenti della pubblica amministrazione, i cui ritardi mettono in ginocchio molte imprese, sull’allentamento del patto di stabilità, sul digital divide, sulla riforma dei contratti per contrastare la precarietà, sull’introduzione del reddito minimo garantito, sul ricalibrare la spending review, sulla riduzione e redistribuzione dell’Imu, sugli esodati sulla fedeltà fiscale, contro i condoni e contro le modalità di Equitalia.
3- Riforma della politica. Il cavallo di battaglia di Grillo viene declinato in questo modo dal Pd: dimezzamento dei parlamentari, cancellazione delle province, riduzione degli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali, disboscamento delle partecipate inutili, riduzione dei compensi per doppie cariche istituzionali, revisione del finanziamento pubblico ai partiti e una nuova legge elettorale con un doppio turno di collegio.
4- Giustizia. Questo capitolo potrebbe essere intitolato “delle occasioni mancate”, dal momento molti dei provvedimenti potevano essere presi in precedenza. Bersani propone nuove leggi sulla corruzione, sulla prescrizione, sull’autoriciclaggio, sul falso in bilancio, sul voto di scambio e sulle frode fiscali.
5- Conflitto d’interesse. Incandidabilità, ineleggibilità e doppi incarichi sono al centro dell’attenzione del Pd, anche se alcune leggi in questi settori esistono già e basterebbe applicarle.
6- Economia verde. Una delle voci in cui gli accenti pro Grillo sono più marcati. Oltre all’estensione delle detrazioni fiscali per il risparmio energetico, infatti, si insiste contro la riduzione del consumo di territorio, sulla riqualificazione del costruito e sulla revisione del ciclo dei rifiuti.
7- Diritti. Il Pd marca la differenza con gli altri schieramenti con l’appoggio alla cittadinanza ai figli nati in Italia da cittadini stranieri, le cosiddette seconde generazioni. Si propone anche un’iniziativa per le unioni civili sul modello tedesco.
8- Istruzione e ricerca. Tre i punti cardine individuati dal Pd: finanziamento del diritto allo studio, un piano di edilizia scolastica per mettere in sicurezza gli edifici e lo stop alla precarietà nel mondo della scuola.