Il presidente Pd della Campania, Stefano Graziano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo le polemiche su De Luca, i voti “comprati” alle primarie ed altri scandali, una nuova vicenda sembra testimoniare la vicinanza del Pd campano alla camorra. Sannino (Possibile): “Una mutazione genetica avvenuta in concomitanza col Partito della Nazione”.

Il presidente del Pd campano e consigliere regionale Stefano Graziano è indagato per concorso esterno in associazione camorristica in un’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato oggi in carcere per presunte tangenti l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro e l’imprenditore della ristorazione Alessandro Zagaria, ritenuto dagli inquirenti l’anello di congiunzione tra la politica e il clan guidato dal boss, solo omonimo, Michele Zagaria. Per altre sette persone, tra cui l’attuale responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Maria Capua Vetere Roberto Di Tommaso, il gip di Napoli ha disposto i domiciliari.

Per i pm, Graziano, che si è autosospeso dal partito ma è rimasto in carica come consigliere regionale, avrebbe ricevuto appoggio alle elezioni regionali dello scorso anno dalla cosca, attraverso il sostegno diretto di Alessandro Zagaria, ponendosi “come punto di riferimento politico e amministrativo” del clan. Ciò risulta da alcune intercettazioni telefoniche dei colloqui tra tra Biagio Di Muro e Alessandro Zagaria, in cui si fa riferimento all’appoggio elettorale che occorreva garantire a Graziano.

Dopo le polemiche per l’elezione di Vincenzo De Luca a presidente della Regione Campania e quelle per i voti “comprati” alle primarie di Napoli per il candidato sindaco, riportati da un video di Fanpage, una nuova grana piomba sul Pd campano a poche settimane dalle elezioni amministrative.
Ed è forse la vicinanza al voto che ha fatto cambiare linea all’establishment nazionale del partito, impegnato nelle ultime settimane in attacchi alla magistratura, anche in seguito all’inchiesta sul petrolio Eni in Basilicata.
In una nota uscita ieri, il Pd nazionale esprime fiducia per il lavoro della magistratura e sembra scaricare Graziano, indicato come uomo eletto durante l’era Letta.

Questa nuova inchiesta – commenta ai nostri microfoni Guido Sannino di Possibile Napoli – ci conferma quella che sembra ormai una tendenza cronica del Pd campano di non essere più un partito per la legalità, ma di avere imbarcato, oltre agli esponenti del centrodestra, anche uomini vicini alla camorra”.
Anche se, precisa Sannino, occorre aspettare la fine delle indagini per capire le reali responsabilità, i numerosi casi in Campania e nel sud Italia fanno pensare ad una mutazione genetica all’interno del Pd.

Mutazione genetica che, secondo l’esponente di Possibile, è avvenuta negli ultimi anni, in concomitanza con la nascita del “Partito della Nazione” di Renzi.
“La pietra tombale in Campania è stata messa alle scorse regionali – sostiene Sannino – quando apparve chiaro che nelle liste a sostegno di De Luca era presente Gomorra”. In particolare, il sentore che qualcosa era cambiato venne dalle comunali di Casal Di Principe del 2014, quando Enrico Maria Natale, candidato del centrodestra, espresse sostegno a De Luca perché “gli piaceva il suo modo di fare politica”.

Quanto alle prese di distanza del partito nazionale da ciò che sta avvenendo in Campania, per Possibile è spesso solo una questione di facciata o perlomeno i comunicati stampa non sono sufficienti a contrastare il fenomeno.
Se non si controlla ciò che avviene sul territorio, se non si verifica la composizione delle liste elettorali – conclude Sannino – le dichiarazioni non bastano“.