All’interno del Festival La Violenza illustrata, dal 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al 10 dicembre sono allestite due mostre per sensibilizzare questa tematica che sta emergendo sempre di più nell’attualità. La mostra “Uncinetto e mani di donne. Per ritrarre rifiuto e condanna delle violenze subite per ‘colpa’ del genere” è collocata all’interno di uno spazio del Centro Nova in Via Villanova 29 a Castenaso, mentre “Sogni Vestiti e 100 Scarpe rosse per dire basta alla violenza contro le donne”, in collaborazione con la Casa delle Donne Onlus, si tiene al Centro Lame in Via Marco Polo 3 a Bologna. Sono entrambe organizzate da Fili Urbani, un gruppo tutto al femminile di amiche e attiviste legate dalla passione per la maglia e l’uncinetto. Viste le norme restrittive dovute all’emergenza sanitaria, organizzare eventi ed esposizioni è diventato estremamente difficile: per questo motivo gli spazi scelti per queste due mostre sono all’interno di centri commerciali, luoghi meno frequentati rispetto a qualche mese fa, ma che comunque costituiscono un luogo di confluenza e incontro della comunità. Attraverso l’arte in questo luogo pubblico l’obiettivo della Casa delle Donne è quello di essere un punto di riferimento e uno stimolo a chiedere aiuto rivolto a chiunque si trovi in una situazione spiacevole.

Due mostre realizzate dalle donne per dire NO alla violenza di genere

Per quanto riguarda la mostra “Uncinetto e mani di donne. Per ritrarre rifiuto e condanna delle violenze subite per ‘colpa’ del genere”, ce ne parla in un’intervista Silvia Saccoccia, una rappresentante della Casa delle Donne per non subire violenza Onlus. L’installazione è stata interamente realizzata all’uncinetto dalle donne di Fili Urbani e raffigura il volto di Nadia Murad, attivista per i diritti umani che ha ricevuto il Nobel per la pace nel 2018. L’opera celebra la forza delle donne che, nonostante umiliazioni e frustrazioni, sono capaci di resistere e di portare avanti i loro ideali e le loro aspirazioni conservando “prospettive e pensieri colorati”. Silvia Saccoccia racconta ai nostri microfoni anche della mostra “Sogni Vestiti e 100 Scarpe rosse per dire basta alla violenza contro le donne”, allestita da Fili Urbani in collaborazione con la Casa delle Donne, Coop Alleanza 3.0 e il gruppo di donne e amiche Maglia che ti passa. Le opere presentate sono due: una è “Zapatos Rojos”, cioè cento scarpe rosse per dire basta alla violenza contro le donne. Le scarpe rosse in particolare, grazie all’artista messicana Elina Chauvet che ha ideato per la prima volta questa installazione, sono il simbolo del femminicidio. L’altra opera è un insieme di abiti realizzati all’uncinetto a partire da vecchi pizzi, centrini e tovaglie, ricomposti e cuciti insieme. L’intento è quello di simboleggiare l’unione di “tempi e soggettività differenti, attorno a oggetti che si fanno metafora dei corpi e degli spiriti delle donne del presente e del passato”. Inoltre, è anche un omaggio alla libertà e al diritto di sognare di tutte le donne che si vedono mutilate dalla paura e che vogliono riprendersi lo spazio che è stato loro negato con la violenza o strappato con la morte. In questa forma di arte pubblica, le scarpe di misure e varietà differenti rappresentano il femminicidio che toglie la vita a donne di ogni età, cultura e classe sociale.

Beatrice Lazzari

ASCOLTA L’INTERVISTA A SILVIA SACCOCCIA: