“Stiamo lavorando ad una legge che regolamenti la movida e permetta di intervenire sull’accattonaggio molesto”. In un’intervista a È-tv, il ministro degli Interni Angelino Alfano rispolvera il securitarismo dei primi anni 2000. Piazza Grande: “Annunci a orologeria per prendere voti. Sarebbe una legge inapplicabile”.

Degrado: il piano del governo sulla Movida

Il tema securitario potrebbe riproporsi, come la peperonata. Il tema del “degrado“, che sarebbe prodotto da giovani che frequentano i locali notturni e da indigenti che chiedono le elemosina, a Bologna fu al centro della linea cofferatiana e a livello nazionale ispirò il famoso Pacchetto-Sicurezza dell’allora ministro Maroni. Stagione che pensavamo archiviata, ma che ora viene rispolverata dal Viminale.
In un’intervista a È-tv, il ministro degli Interni Angelino Alfano ha fatto sapere di lavorare, insieme ai Comuni, ad una legge che regolamenti la movida e che permetta di intervenire contro l’accattonaggio molesto.

Le argomentazioni utilizzate da Alfano sono le stesse di un decennio fa: da un lato il sacro diritto al riposo dei residenti, dall’altro le organizzazioni criminali che, secondo il ministro degli Interni, starebbero dietro a chi fa la carità. Tesi, quest’ultima, che all’epoca dei “sindaci-sceriffo” fu smentita da indagini della Procura, ma che in tempi di campagna elettorale lasciano sempre una scia di sensazionalismo.
“Chi si vuole divertire si diverta pure – afferma Alfano – la movida di per sé non è reato, ma senza violare la libertà e la sicurezza altrui”.
Quanto all’accattonaggio molesto, il ministro fa sapere di avere intenzione di intervenire sul reato (che era stato depenalizzato se non quasi del tutto soppresso).

“A me sembrano annunci a orologeria con finalità elettorale – commenta ai nostri microfoni Leonardo Tancredi, direttore del giornale di strada ‘Piazza Grande’ – Difficilmente idee di quel tipo si traducono in legge, anche perché è difficile applicarle. Chi decide, infatti, quando l’accattonaggio è molesto? E quando si traducono in legge, i danni prodotti sono di gran lunga superiore ai benefici”.
Secondo Tancredi l’annuncio risponde ad una strategia di marketing secondo la quale, da destra, mostrare il pugno di ferro verso i più deboli porti voti. Il tutto con gli stessi paraventi di sempre: il presunto racket, mai accertato nelle città.

Dobbiamo quindi aspettarci una nuova campagna securitaria? Secondo Tancredi qualche elemento va in quella direzione: “Basti pensare all’ordinanza, poi ritirata, di Flavio Tosi a Verona, che voleva impedire di portare conforto ai senza dimora come se fossero dei piccioni, o al ritorno delle panchine con i braccioli in mezzo per impedire ai clochard di dormirci a Bergamo, o al ritorno della retorica sui pericolosi lavavetri, come abbiamo visto a Bologna a febbraio”.

A differenza di dieci anni fa, però, oggi ampi strati della popolazione vivono il problema della crisi economica. C’è quindi il rischio che discorsi securitari di quel tipo possano fare più presa?
Su questo il direttore di ‘Piazza Grande’ mostra ottimismo: “È vero che in momenti come questi l’intolleranza verso chi è appena un gradino sotto di te aumenta, perché è più facile trovare in chi sta peggio di te la causa dei tuoi problemi, piuttosto che fare ragionamenti di altro tipo. È anche vero, però, che c’è chi comincia a vedere la condizione di marginalità sociale estrema più pericolosamente vicina e questo porta a dire che forse Alfano ha sbagliato strategia”.