L’ospedale San Camillo vuole assumere medici non obiettori, ma scandalizza Cei e ministra Lorenzin, mentre il presidente della Consulta già ipotizza una discriminazione. Per Angela Balzano, bioeticista e attivista di Non una di meno, è la stessa legge 194 che attribuisce alle Regioni il dovere di garantire l’aborto. L’articolo 54 della Costituzione, inoltre, impone ai funzionari pubblici (medici inclusi) di adempiere alle leggi dello Stato. “Semmai sono incostituzionali loro”.

L’aborto torna a far discutere in Italia. A riaccendere i riflettori sul diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è stato il bando dell’ospedale San Camillo di Roma per l’assunzione di due medici non obiettori, al fine di garantire il servizio che è messo in discussione da un tasso di obiezione di coscienza pari all’80%.
La notizia ha suscitato subito le reazioni della Chiesa cattolica, che da tempo tenta di boicottare la legge 194 proprio attraverso l’obiezione di coscienza. Secondo i vescovi, infatti, un bando come quello del San Camillo costituirebbe una discriminazione per l’accesso al lavoro.
Critica anche la ministra alla Salute, Beatrice Lorenzin, secondo cui questo tipo di selezione non è prevista dalla legge.

“Che Cei e Lorenzin prendessero posizione in questo senso non ci sorprende – commenta ai nostri microfoni Angela Balzano, bioeticista e attivista di Non una di Meno – Ciò che ci preoccupa di più è quanto detto dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, secondo cui un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità”.
Secondo Balzano, il presidente della Consulta dovrebbe avere ben presente che l’Italia è stata condannata dall’Europa l’11 aprile 2016 , per una causa intentata dalla Cgil su presupposti esattamente opposti rispetto a quelli di cui si discute oggi. Il Consiglio d’Europa, infatti, ha detto che l’Italia discrimina medici che non hanno optato per l’obiezione di coscienza attraverso “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”, tra cui sovraccarichi di lavoro.

Non è tutto. Lo stesso articolo 9 della legge 194, quello che consente l’obiezione di coscienza, dice chiaramente che “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure (…) e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti (…). La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale“.
Quanto disposto dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti, dunque, rientra proprio nel caso previsto dalla stessa legge, anche se Lorenzin sostiene il contrario.

Balzano, inoltre, cita il libro “Doveri costituzionali e obiezione di coscienza” della giurista Federica Grandi, in cui si ricorda che l’articolo 54 della Costituzione afferma che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Semmai chi non garantisce un diritto sancito da una legge e chi costringe le donne a dover contrattare con medici e strutture per usufruire di un servizio è incostituzionale, sottolinea la femminista.
Non una di meno, dunque, si auspica che le modalità adottate dal San Camillo siano di esempio a tutti gli ospedali d’Italia.

Intanto, per quanto riguarda lo sciopero delle donne organizzato proprio da Non una di meno per l’8 marzo, ieri è arrivata una notizia positiva. La Flc Cgil, la categoria dei lavoratori della conoscenza del sindacato, ha aderito alla mobilitazione, offrendo quindi un pezzetto ulteriore di copertura sindacale per lo sciopero.