L’ufficiale giudiziario, coadiuvato dalle forze dell’ordine, si è presentato questa mattina alla Casa del Mondo, il presidio antirazzista in via Di Vincenzo in Bolognina, allo scopo di sgomberare la struttura.
L’associazione che gestisce gli spazi di proprietà di Acer aveva maturato un debito con l’agenzia su affitti e utenze, locati con contratto commerciale, ma era in corso una trattativa per stabilire un piano di rientro, per il quale erano già stati versati 2500 euro.
Lo sgombero (fallito) alla Casa del Mondo, presidio antirazzista in Bolognina
La Casa del Mondo è un presidio antirazzista in Bolognina. Da alcuni anni offre servizi di vario tipo: dal doposcuola per i bambini (400 quelli che hanno frequentato lo spazio negli ultimi tre anni) alla consulenza legale per i genitori.
«La nostra utenza è soprattutto di inquilini di case Acer della zona – racconta ai nostri microfoni Didier, segretario dell’associazione – Facciamo un servizio sociale, facciamo da cuscinetto tra le istituzioni e la comunità».
Non solo: in una zona che è soggetta a fenomeni di degrado e di spaccio, il presidio della Casa del Mondo è servito anche ad allontanare alcuni soggetti dediti a quella vita.
Il contenzioso si è generato fin dai primi momenti della gestione della struttura. «Inizialmente avevamo un canone di affitto di 350 euro al mese – spiega l’attivista – Poi con gli adeguamenti all’inflazione e l’aumento delle utenze siamo arrivati anche a 500-600 euro al mese».
Somme difficilmente sostenibili, specialmente per una associazione senza scopo di lucro che offre servizi alle fasce più povere della popolazione.
Ecco perché la Casa del Mondo ha maturato debiti nei confronti di Acer, che ha avviato una procedura di sfratto già mesi fa.
Nel frattempo, però, le istituzioni si sono attivate per mettere in piedi un tavolo di mediazione e fare in modo che la Casa del Mondo non restasse senza un tetto.
Nella primavera 2024 era stata anche lanciato un crowdfunding e, anche attraverso altre iniziative di autofinanziamento, è stato versato un acconto di 2500 euro all’interno di quello che doveva essere un piano di rientro.
Tutto però pare essersi bruscamente interrotto questa mattina, quando polizia e ufficiale giudiziario hanno tentato di sgomberare lo spazio. Tentativo fallito anche grazie alla mediazione di due amministratori comunali, il consigliere comunale Siid Negash e la delegata alle Case di Quartiere Erika Capasso. Lo sfratto, quindi, è stato rinviato ad aprile.
Nei momenti concitati, però, Didier, che è in Italia da 27 anni ma non ha la cittadinanza, ha consegnato i documenti ad un agente di polizia, che però non gli ha restituito il cedolino del permesso di soggiorno. «Sono dovuto andare dai carabinieri a fare denuncia per smarrimento, per tutelare la mia presenza sul territorio», osserva.
Al termine della goffa mattinata, però, la questione rimane aperta. «Acer non è una spa – sottolinea l’attivista – Nel suo statuto ha anche la funzione sociale che non sta rispettando».
Il tema a monte è: un’associazione di volontariato che offre gratuitamente servizi a fasce deboli della popolazione e che rappresenta un presidio anti-degrado del territorio, può essere soggetta alle regole dure e pure del mercato?
ASCOLTA L’INTERVISTA A DIDIER: