Racconta storie di ordinaria resistenza alla mentalità e alle prepotenze mafiose lo spettacolo scritto da Emanuela Giordano e Giulia Minoli, con tanti riferimenti a vicende emiliano romagnole, che ci ricordano quanto le mafie ci riguardino da vicino.
Lo spettacolo andato in scena in data unica il 16 aprile all’Arena del Sole, è stato realizzato a partire da un’opera- dibattito sulla legalità presentato al San Carlo di Napoli nel 2012. Da quel primo esperimento, è iniziato un viaggio per l’Italia da parte delle due drammaturghe Emanuela Giordano e Giulia Minoli, durante il quale hanno raccolto storie di onesti professionisti e realtà che resistono ordinariamente al dilagare della corruzione e delle infiltrazioni mafiose, storie poi messe in scena da un gruppo di attori come spettacolo didattico in particolare diretto agli studenti delle Scuole Secondarie di II grado.
CO2 Crisis Opportunity Onlus ha coordinato il gruppo di attori che hanno lavorato con la collaborazione di docenti universitari, magistrati, giornalisti, studenti, all’interno del progetto Palcoscenico della legalità che ha ricevuto un finanziamento da Fondazione con il Sud, Eni Spa, SIAE, Poste Italiane ed è stato promosso da numerosi enti tra i quali citiamo Fondazione Pol.i.s., Libera, Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Fondazione Silvia Ruotolo, Centro Studi Borsellino.
Lo spettacolo, oltre a porsi come strumento didattico per un’educazione alla legalità, è a sua volta una sintesi di percorsi didattici che avvengono da un lato all’interno di carceri minorili, ove il teatro viene usato come arma di riscatto sociale per imparare un mestiere, e dall’altro nelle scuole di diverse regioni italiane dove attori ed esperti insieme, aiutano i ragazzi a capire le trame dei complessi rapporti tra la criminalità e il tessuto economico del Paese, mettendo in luce chi ha osato opporsi, denunciare, rischiando in prima persona per indicare alternative possibili al piegare la testa alle minacce diventando conniventi.
“Dieci storie proprio così” propone per l’appunto la narrazione di 10 storie di resistenza ai voleri delle organizzazioni ciminali, ogni volta differenti, a seconda di dove lo spettacolo approdi. Per questa data, le drammaturghe si sono fatte aiutare in particolare dall’Università di Bologna dove hanno incontrato Stefania Pellegrini, docente e direttrice del Master “Gestione e riutilizzo dei beni e aziende confiscati alle mafie”, la quale al termine della parte performativa della serata, nel momento di dibattito col pubblico, ha tenuto a sottolineare come le storie del territorio emiliano romagnolo indicate come significative all’organizzazione dell’evento, non volessero in alcun modo essere esempi di eroismo, bensì store di onesti cittadini che non hanno voluto essere complici della distrazione di massa grazie a cui la criminalità pervade ogni realtà economica del territorio.
Lo spettacolo è chiaramente didattico, quasi un documentario in forma narrativa e difatti è diventato anche un video- documetario prodotto da RaiCinema e JMovie vincitore del premio speciale ai Nastri d’Argento 2018. Sul palco si alternano cinque giovani attrici e attori che vanno ad interpretare i protagonisti delle storie di resistenza. La narrazione attoriale, che non prevede tra l’altro particolari elaborazioni drammaturgiche se non la sintesi della vicenda, è sorretta da proiezioni sul fondale nero di frasi pronunciate dai testimoni delle vicende narrate.
L’obiettivo del progetto è chiaramente espresso dalla compagnia: portare gli spettatori a interrogarsi sulla possibilità di agire personalmente a contasto del malaffare, della corruzione, nella quotidianità, in modo tale che siano sempre di più i cittadini che non si lasciano distrarre diventando complici della rete mafiosa.
Come progetto didattico di educazione alla legalità è lodevole, interessante e consigliato alle docenti; come spettacolo potrebbe essere sviluppato in senso più performativo e meno documentaristico, andando a isolare ogni sera solo due o tre storie facendo su ciascuna un lavoro drammaturgico più complesso, strutturando un racconto più approfondito e pienamente teatrale.
Tra le 10 storie proposte in questa versione dello spettacolo, resta impressa quella degli “Studenti” sedicenni di una scuola di Reggio Emila che decidono di realizzare un giornalino da distribuire a diverse scuole della città che intitolano Cortocircuito.
Dalla prima inchiesta su una discoteca alla moda, i giovanissimi giornalisti scoprono legami tra gli imprenditori reggiani e le cosche e vengono minacciati, ma non si fermano: vogliono tenere ben aperti gli occhi su quello che tutti i concittadini fanno finta di non vedere, fino a quando, proprio a Reggio, viene costruita l’aula bunker per il noto Processo Emilia. Oggi, Cortocircuito, è diventata un’Associazione Culturale antimafia di Reggio Emilia e il suo coordinatore, Elia Minari, al dibattito finale dal palco mette il dito su una questione scottante: l’uso che le mafie fanno dei social tramite le pagine di quanti cedono alle loro lusinghe, mostrando che chi si fa corrompere, chi sta dalla loro parte, vive nel lusso che tutti gli altri possono solo sognare.
Come trasformare la rabbia verso questo genere di messaggio e verso tutti i tentativi di prevaricazione dei mafiosi sugli onesti, è un problema aperto, il teatro è una possibilità, l’impegno civile in tutte le sue forme è un’altra possibilità messa in campo da tutti i veri protagonisti delle dieci storie proprio così.
Per scoprire le prossime date del tour del progetto teatrale di CO2 Crisis Opportunity Onlus http://www.theco2.org/palcoscenico/il-teatro/