Un’indagine su alcol, droga, bullismo e cyber-bullismo, da cui è partito il progetto POVEL (Prevention of Violence trought Education to Legality) che ha coinvolto circa 700 giovani, in media tra i 16 e i 17 anni, di Italia, Belgio, Francia e Spagna.

Gli obiettivi del progetto transnazionale POVEL , finanziato dal programma Daphe III della Commissione Europea, sono l’aumento della conoscenza e della comprensione dei fenomeni di violenza verso i giovani, la sensibilizzazione sulla necessità di misure di educazione alla legalità e la sperimentazione di kit educativi. L’approccio metodologico consiste nella partecipazione attiva dei giovani nell’approfondimento e nello sviluppo dei contenuti proposti, attraverso l’ascolto e il confronto, promuovendo le attività creative e un uso responsabile e costruttivo delle nuove tecnologie.

Dei 596 minorenni coinvolti, che frequentano centri di formazione professionale e istituti tecnici o professionali, ben 425 sono italiani (di Bologna e Ravenna e del Friuli Venezia Giulia). nonostante il 47,7% ritenga molto soddisfacente il rapporto con i genitori, dai questionari anonimi risulta che tra le possibili fonti di aiuto vengono raramente citati e mai gli insegnanti. Il 55,8% rileva che nel luogo dove studia si verificano atti di bullismo e la reazione più comune è di divertimento (33%) o di negazione (31%), anche se un quarto degli intervistati sceglie tuttavia di aiutare la vittima.

Per quanto riguarda l’uso di alcolici, il 39% dichiara di bere quando esce con gli amici nel weekend, di questi, il 31% più di tre bicchieri. Ammette di aver fatto uso di droghe almeno una volta il 26%; lo stupefacente più utilizzato è la marijuana, seguita dalla cocaina, soprattutto in Italia. Ma degli effetti nocivi di droga e alcol, il 23,7% dichiara di non sapere nulla; addiruttura il 70% degli adolescenti francesi, ignora ogni genere di conseguenza.

“La pressione del gruppo è un elemento ricorrente tra i fattori di rischio – evidenzia Lorena Sassi, coordinatrice di POVEL – per i fenomeni di bullismo o imitazione di comportamenti scorretti. Inoltre, più si naviga sul web, più si assiste al propagarsi di nuove forme di violenza tra pari, ma il dato preoccupante è che le prepotenze on-line tendono ad essere sottovalutate dagli adolescenti.” Il 56% utilizza abitualmente chat e instant messaging e 115, tra ragazze e ragazzi, raccontano di aver vissuto sui social network un’esperienza negativa, o un’invasione della privacy o di aver subito violenza psicologica.

La cooordinazione delle realtà europee che hanno preso parte al progetto è stata gestita da CEFAL (Consorzio Europeo per la Formazione e l’Addestramento  dei Lavoratori). In conclusione, questo progetto dimostra come “sia necessario lavorare con i giovani alla promozione dell’intelligenza emotiva – spiega Sassi – quale capacità fondamentale per gestire le relazioni interpersonali e il proprio percorso di sviluppo personale, specialmente nei contesti formativi ed educativi”.

Alice Pelucchi