Usb chiama alla mobilitazione il pubblico impiego con uno sciopero generale per il 10 maggio e punta il dito contro i sindacati confederali e contro il governo del cambiamento, che “continua ad alimentare l’ormai consunta retorica sui fannulloni del pubblico impiego, invece di affrontare i veri problemi della Pubblica Amministrazione”. Ne abbiamo parlato con Ernesta Bevar del coordinamento nazionale Usb.
Venerdì 10 maggio sarà una nuova giornata di lotta per Usb, che ha indetto lo sciopero generale del Pubblico Impiego con manifestazione al Ministero della Funzione Pubblica. Il sindacato di base denuncia dieci anni di demolizione della figura del dipendente pubblico, una delle tante politiche su cui il governo “del cambiamento” sembra essere in perfetta continuità con i suoi predecessori.
“Non c’è nessuna intenzione di far ripartire i servizi pubblici – denuncia il sindacato – lo dicono i fatti. Mansionismo, carichi di lavoro, sicurezza, organizzazione del lavoro, precariato, comparti di contrattazione, democrazia sindacale, restano nodi irrisolti e, soprattutto, non sembra esserci volontà di affrontarli”.
L’unico effettivo cambiamento è stato quello imposto dalla Corte Costituzionale, che dopo nove anni di blocchi ai contratti ha costretto il governo a rinnovarli. Stando alla legge di bilancio l’aumento previsto per questi contratti, che oggi sono scaduti, equivarrà all’1,95% (circa 25 euro netti mensili”. Uno stanziamento insufficiente per il sindacato di base, che non è altro che “l’ennesimo segnale di marginalizzazione del settore pubblico”.
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