La violazione della tregua da parte di Israele, con bombardamenti indiscriminati sui civili palestinesi, ha già provocato in poche ore oltre 400 morti. Un ennesimo massacro, con il solito pretesto dei presunti movimenti sospetti di Hamas, che in realtà, come sottolinea la Rete Italiana Pace e Disarmo «si inserisce dentro una serie d’ipotesi apertamente rivendicate, come quella di trasformare Gaza in un grande resort a gestione statunitense, o fatte artatamente trapelare nei giorni scorsi come la deportazione della popolazione della Striscia in Siria, Somalia e Sudan».

La ripresa del genocidio e l’ignavia dell’Europa nei confronti di Israele

Dopo molte ore di silenzio, l’Unione europea «deplora l’interruzione del cessate il fuoco e le morti di civili», ma non ha messo in campo alcuna azione concreta per fermare la ripresa del genocidio da parte di Israele.
«Sembra che le lancette dell’orologio del genocidio abbiamo ripreso a correre purtroppo – commentai ai nostri microfoni Alfio Nicotra di AOI, l’Associazione delle Ong Italiane – Sembra che quella in corso non sia una semplice interruzione della tregua, ma sia la prosecuzione di quel piano di pulizia etnica che punta alla deportazione della popolazione della Striscia di Gaza altrove».

In questo scenario è proprio il ruolo dell’Europa a stridere, mostrando il doppio standard rispetto alla guerra tra Russia e Ucraina. Se gli Stati Uniti di Donald Trump stanno di fatto avallando il genocidio del governo israeliano, l’Europa resta inerme e non applica le misure in suo potere che servirebbero per fermare i massacri.
«Io dico sempre che per fermare i terroristi ad esempio dell’Ira, nessuno avrebbe consentito a Londra di bombardare i quartieri cattolici irlandesi – sottolinea Nicotra – Nei confronti del popolo palestinese questo avviene, evidentemente perché sono considerati esseri umani di serie b».

Ma cosa potrebbe fare nel concreto l’Europa? È la stessa AOI a indicare alcune misure da perseguire per fermare il governo di Benjamin Netanyahu.
Da un lato, infatti, occorre condannare senza ambiguità la ripresa dei bombardamenti israeliani su Gaza. Ma più nel concreto, l’Ue potrebbe imporre immediate sanzioni contro Israele e interrompere ogni commercio di armi con Tel Aviv, come fece con la Russia all’inizio del conflitto con l’Ucraina.
Con molta probabilità, infatti, alcune delle armi che uccidono i civili palestinesi sono di fabbricazione europea e italiana.

C’è poi un’ulteriore leva in mano all’Europa, ovvero l’applicazione dell’articolo 2 del trattato di associazione Ue-Israele, che prevede la sospensione dei favori e dei benefici dell’Europa verso Israele in caso di mancato rispetto dei diritti umani.
Infine, l’Ue dovrebbe proteggere l’operato della Corte Internazionale di Giustizia e del Tribunale Penale Internazionale, che hanno aperto procedure per genocidio nei confronti di Israele e spiccato un mandato di cattura internazionale nei confronti di Netanyahu e altri esponenti del governo israeliano, dalle ritorsioni statunitensi. «Quei giudici possono essere arrestati – sottolinea Nicotra – non possono aprire conti bancari che utilizzano software statunitense e non possono utilizzare i satelliti per continuare a indagare sui crimini commessi».

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