Si terrà domani, martedì 9 novembre, il tavolo in Regione sul futuro dello stabilimento di Gaggio Montano della Saga Coffee, che produce macchine per il caffè. Dopo la doccia fredda di venerdì scorso, quando la proprietà ha annunciato la chiusura a marzo 2022 del sito sull’Appennino per trasferire la produzione tra la Lombardia e la Romania, Fiom-Cgil e Fim-Cisl sono determinate a salvare il posto di lavoro a 222 persone, in prevalenza donne.
Sono due le richieste del sindacato: da un lato un ammortizzatore sociale per garantire un reddito a lavoratrici e lavoratori, dall’altro la reindustrializzazione del sito, che si trova in un territorio difficile, l’Appennino appunto, dove le possibilità occupazionali sono poche e dove, non più tardi di sei anni fa, si è vissuto un medesimo copione, quando Philips ha voluto smantellare la Saeco.

L’ennesima delocalizzazione: la lotta alla Saga Coffee di Gaggio Montano

Lavoratici e lavoratori sono in presidio permanente, nonostante le temperature basse che si registrano in questa stagione a Gaggio Montano. Un camper utilizzato da appoggio per trovare ristoro sbarra la strada all’ingresso dello stabilimento, affiancato da un tendone della protezione civile. «Per la prima volta siamo tutti uniti – ci hanno raccontato le rsu di Fiom e Fim – e non smobiliteremo finché non verrà trovata una soluzione».
Al pari di colleghe e colleghi di Gkn, Whirlpool e altre fabbriche sparse per lo stivale, anche le addette e gli addetti della Saga Coffee rischiano di essere vittime delle delocalizzazioni delle multinazionali che, dopo la pandemia, pensano di risolvere i problemi spostando in Paesi dove la manodopera costa meno le loro produzioni.

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Proprio sulle delocalizzazioni si registra, fino ad ora, un nulla di fatto da parte del governo Draghi. Dopo la vicenda di Gkn, lo stesso ministro del Lavoro Andrea Orlando aveva promesso un decreto contro le delocalizzazioni, ma della legge non si hanno più notizie.
Se in un primo momento pure il governo dei Migliori aveva fatto la voce grossa contro le aziende che vogliono dare forfait, il provvedimento si è perso nei meandri della politica. Una bozza, a dire il vero, era circolata qualche settimana fa e conteneva un approccio assai morbido e, come sempre, favorevole alle imprese: incentivi fiscali e contributivi per le imprese che assorbono la forza lavoro in uscita e contribuiscono alla reindustrializzazione dello stabilimento e, per le aziende inadempienti, sanzioni parametrate alla Naspi e, comunque, non troppo pesanti rispetto al peso specifico delle multinazionali.

Da Gaggio Montano, a chiedere provvedimenti contro le delocalizzazioni sono sia i sindacati che le istituzioni. Il consigliere regionale di Emilia-Romagna Coraggiosa, Igor Taruffi, dal presidio alla Saga Coffee chiede anche di rivedere le regole europee per arrestare un fenomeno che appare sbilanciato verso il profitto delle imprese e sul massacro dei lavoratori.
Nel frattempo, lavoratrici e lavoratori resistono sull’Appennino e sperano che venga trovata una soluzione. Alcuni di loro hanno già vissuto sulla propria pelle o nella propria famiglia la vicenda della Saeco e si trovano ad essere ripiombati nell’incubo.