Se c’è una questione che vede concordi tutti i sindacati, da quelli di base a quelli confederali, è l’atteggiamento del ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Matteo Salvini, che sembra voler di fatto porre grossi limiti al diritto di sciopero. Di fronte allo sciopero di domani, venerdì 15 dicembre, del trasporto pubblico il ministro ha firmato la quarta precettazione in un mese per depotenziare la protesta, riducendola da 24 a 4 ore.
Lo sciopero dei trasporti pubblici proclamato dal sindacalismo di base era già stato rinviato per scongiurare la precettazione di Salvini e lo stesso ministro aveva ridimensionato anche la protesta di Cgil e Uil con lo sciopero generale del pubblico impiego di novembre.

La disobbedienza di Usb alla precettazione di Salvini nello sciopero del trasporto pubblico

Con la scusa di garantire i servizi minimi alla cittadinanza, Salvini di fatto sta utilizzando uno strumento giuridico per limitare il diritto di sciopero di una categoria di lavoratori. Per questa ragione, per la valenza politica che queste decisioni hanno, l’Unione Sindacale di Base (Usb) ha annunciato che domani metterà in atto una forma di disobbedienza alla precettazione.
«Le dichiarazioni del ministro dei trasporti Salvini rispetto al fatto di chi disubbidisce alla sua ordinanza, la quarta in poco più di due mesi, paga la multa non ci coglie certo di sorpresa e tantomeno ci intimorisce – scrive Usb – La decisione di disubbidire a questo atto è frutto di una precisa valutazione riguardo l’illegittimità dell’utilizzo di uno strumento che la legge concede o al prefetto o al ministro solo in caso di grave e imminente pregiudizio per la mobilità e in situazioni eccezionali, non certo per far fare campagna elettorale».

Lo stesso sindacato di base sottolinea che la scelta della disobbendienza sarà molto onerosa, dal momento che la multa cui va incontro può arrivare fino a 50.000 euro, cifra molto consistente per un’organizzazione che vive dei soli contributi dei propri iscritti.
«Ma questo è un passo che rivendichiamo – spiega Usb – proprio perché è indispensabile per poter impugnare l’ordinanza anche presso i tribunali ordinari oltre al Tribunale Amministrativo che spesso, purtroppo, arriva in ritardo se non proprio postumo».
Per i lavoratori, invece, c’è il rischio di una sanzione fino a mille euro. «Comprendiamo che con i bassi salari del mestiere molti lavoratori si adegueranno al precetto», osserva ai nostri microfoni Michele Frullo di Usb nazionale. Per questo, il sindacato spera nella pronuncia del Tar, cui ha fatto ricorso, o nella risposta del presidente Sergio Mattarella, cui è stata indirizzata una lettera in quanto garante della Costituzione.

Proprio i bassi salari sono alla base di una delle rivendicazioni dello sciopero. I tranvieri, soprattutto quando cominciano a fare questa professione, percepiscono stipendi di circa 1300 euro. «Troppo pochi se pensiamo cosa significa portare un autobus nel centro di una città – sottolinea il sindacalista – con rischi civili e penali. Per questa ragione in Italia mancano 20mila conducenti».
I carichi di lavoro crescenti e le situazioni causate da appalti e subappalti completano la lista delle rivendicazioni.

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