Si è svolta stamattina davanti al Rettorato dell’Università di Bologna la protesta dell’Assemblea precaria universitaria di Bologna, una rete di dottorandi e dottorande, ricercatrici e ricercatori, studenti e studentesse e il settore tecnico amministrativo dell’università per prendere parola contro la riforma del pre-ruolo della ministra Bernini e contro ai tagli di 173 milioni al Fondo di Finanziamento Ordinario. 

L’Assemblea precaria universitaria di Bologna prende posizione contro la riforma del pre-ruolo

La proposta, che mira alla diminuzione del precariato all’interno del mondo accademico e della “migrazione dei cervelli” all’estero, si muove nella direzione opposta a quella del governo Draghi. Dove la precedente fissava infatti due sole figure preruolo (di docente ordinario) all’interno del mondo accademico (assegnista di ricerca e ricercatore), assicurando una possibilità maggiore di regolarizzazione ma al contempo rendendola più onerosa, la riforma Bernini amplia le figure pre-ruolo, aggiungendo due tipologie di borsa di ricerca: il professore aggiunto con libera chiamata, il contratto post doc e le collaborazioni di ricerca per gli studenti.

Di fatto, se la proposta snellisce l’onere economico di ogni ruolo per l’università, aumenta lo stato di precarietà dei ruoli (e quindi la possibilità per chi fa ricerca di scegliere di spostarsi all’estero).
La contestazione di Bologna non è l’unica, ma si inserisce in un più ampio panorama di sollevamento universitario e che prevede un programma in aggiornamento.
«Per noi questa riforma riguarda la riproduzione del sapere in generale», spiega ai nostri microfoni Camilla dell’Assemblea, annunciando i prossimi appuntamenti di mobilitazione.

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