Uno sguardo sui migranti è quello che hanno dato quattro fotografi riunitisi a Idomene e a Polycastro, al confine tra Grecia e Macedonia, verso la fine di febbraio, per documentare la situazione sempre più drammatica di migliaia di migranti.

Alle 10.42 del 29 febbraio infatti, la Fyrom, (l’ex Repubblica jugoslava della Macedonia) aveva chiuso il confine con la Grecia, impedendo il transito a circa 7.000 rifugiati e migranti che si erano ammassati lungo il confine nella speranza di raggiungere l’Europa occidentale; dopo che l’Austria aveva aumentato i controlli alle frontiere, anche i Paesi Balcani si sono mossi nella stessa direzione registrando non pochi momenti di tensione.

Le fotografie che hanno ritratto l’inquietudine e l’angoscia del contesto, sono sbarcate da Idomene a Bologna all’interno delle iniziative promosse dal Comitato Pratello R’Esiste in occasione del 25 aprile, e saranno disponibili presso il Senape Vivaio Urbano di via Santa Croce 10, dal 20 al 30 aprile.

Tra gli obiettivi primari del progetto “Open Borders”, non solo quello di divulgare il più possibile la situazione attuale dell’immigrazione al confine tra Grecia e Macedonia, ma anche raccogliere un supporto finanziario per le associazioni che lavorano sul territorio, o meglio piccoli gruppi di persone che operano indipendentemente e liberamente, come Aid Delivery Mission.

La divulgazione non prevede solo esposizioni fotografiche, ma anche incontri nelle scuole elementari e medie, già avviati a Bari e a Taranto.

Le fotografie realizzate sono in copyleft in modo che possano essere scaricate dal sito, con previa autorizzazione, per essere utilizzate nelle scuole, magazine indipendenti e tutti quei contesti sociali sensibili alla tematica, anche senza la presenza degli autori.

Dietro alle fotografie, racconti e testimonianze di infinite realtà che già conosciamo ma che non smettono di colpire; tra queste un ingegnere civile che aveva costruito un’infinità di strutture e paradossalmente ora pagava costosamente una piccola tenda rosa, oppure un poeta, la cui casa editrice in Siria è stata distrutta dai bombardamenti, e che ora si trova bloccato In Slovenia; un signore afghano che ha perso la propria famiglia nella traversata dalla Turchia alla Grecia, e che probabilmente verrà rispedito in Turchia viste le politiche di ricollocamento e i recenti accordi con il paese, rendendo vano ogni sacrificio.

Ma come ha aggiunto uno dei fotografi durante un’intervista, ancora una volta è l’atteggiamento dell’Europa a colpire emotivamente: la freddezza con cui viene gestito questo che, innanzitutto, è un movimento di esseri umani.

                                                                                                Di Ilaria Amodio