Il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, era furioso nel commentare l’attacco dell’IDF, l’esercito israeliano, alle basi italiane della missione Unifil in Libano. Senza mezzi termini il ministro ha parlato di «crimine di guerra» compiuto da Israele.
Anche la stampa italiana oggi pare risvegliarsi e rendersi conto delle operazioni volute dal governo di Benjamin Netanyahu sono completamente al di fuori del diritto internazionale e colpiscono anche forze di interposizione che, per loro natura, sono neutrali.
Eppure non è la prima volta che l’IDF colpisce strutture dell’Onu o strutture considerate super partes da parte del diritto internazionale, sia nell’attuale conflitto che nel passato.
Unifil, Unrwa, ospedali, scuole e campi profughi: tutte le violazioni del diritto internazionale da parte dell’IDF
«Per dare un numero, a Gaza c’erano 39 strutture ospedaliere o ambulatoriali – osserva ai nostri microfoni il giornalista Cosimo Caridi – L’Idf ha colpito 36 di queste strutture, che hanno dovuto chiudere perché distrutte completamente o in parte».
Il targeting degli ospedali si accompagna a quello delle scuole e dei campi profughi, dove l’esercito israeliano ha compiuto stragi in sistematica violazione del diritto internazionale e sempre col pretesto che in quei luoghi vi si sarebbero annidati esponenti di Hamas e terroristi.
«La guerra a Gaza è cominciata con bombardamenti sulle strutture dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi – ricostruisce il giornalista – e fin dai primi mesi è cominciata una campagna molto forte contro l’organizzazione internazionale. Il governo israeliano ha sostenuto che buona parte delle persone che lavorano all’Unrwa sono affiliate ad Hamas. Ci sono prove? Non ci sono prove? È stata una discussione lunga, ma solo recentemente abbiamo scoperto che Israele ha pagato una campagna internazionale per screditare l’agenzia dell’Onu».
Se dopo gli attacchi alle basi italiane dell’Unifil, anche il nostro Paese si è accorto delle condotte fuorilegge dell’IDF, la storia delle aggressioni israeliane a forze di interposizione è molto lunga. E la stessa ipotesi circolata in Italia di ritirare il contingente italiano dalla missione in Libano è esattamente ciò che vorrebbe il governo israeliano: liberare il campo da forze internazionali che possano testimoniare ciò che avviene nell’invasione israeliana in Libano.
«È un cane che si morde la coda – commenta Caridi – perché quei contingenti Unifil si trovano lì come forze di interposizione in seguito ad un’invasione israeliana in Libano di quasi vent’anni fa. Se Hezbollah e le autorità libanesi non hanno mai attaccato i contingenti Onu, Israele ha una lunga storia di attacchi nei confronti dei caschi blu».
La sistematica violazione del diritto internazionale da parte di Israele, dunque, non è cominciata certo ieri. Al contrario, Tel Aviv «si sente al di sopra di tutto – sottolinea Caridi – non ha firmato buona parte delle convenzioni e le organizzazioni non sono capaci di far rispettare il diritto internazionale ad Israele. Questa mentalità è molto radicata all’interno del governo israeliano ed è molto difficile dire: “adesso fate attenzione”, perché sono decenni che non glielo diciamo».