È uscito in libreria lo scorso 13 gennaio e venerdì prossimo, 3 febbraio, verrà presentato al Centro Sociale della Pace in via del Pratello 53 a Bologna, in un’iniziativa che vedere la collaborazione della Libreria Modo Infoshop. È “Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua” (Interno4 editore), l’ultimo libro di Guido Viale.

Guido Viale racconta le verità e le menzogne su Lotta Continua

Ad aver preceduto la presentazione di Bologna ci sono state altre presentazioni che hanno registrato un “sold-out”. E ciò che emerge dalle nuove generazioni che si interessano all’esperienza di Lotta Continua è che «non ne sanno assolutamente nulla – osserva Viale ai nostri microfoni – Tra scuola, informazione e disinformazione, il potere in vigore è riuscito a cancellare completamente quell’epoca, se non a lasciarne un cliché assolutamente falso e sviante che è quello degli anni di piombo, in cui sono unite sia le bombe che hanno insanguinato l’Italia, sia gli episodi della lotta armata, facendone un unico mazzo e attribuendone la responsabilità alle organizzazioni di sinistra».

È un po’ la volontà di ristabilire una verità su Lotta Continua e ciò che ha rappresentato ad aver spinto l’autore a scrivere il libro, che contiene una prima parte anche molto personale, incentrata su Torino, dove militava e dove si è registrata la saldatura tra operai e studenti in seguito al ’68, definito come il primo vero movimento di globalizzazione dal basso. «Lo spirito che cerco di mettere in evidenza di Lotta Continua – racconta Viale – è la solidarietà, l’interesse, la curiosità e l’ascolto delle persone diverse da noi nel tentativo di convergere verso degli obiettivi comuni».

Pinelli, Calabresi e la bufera giudiziaria su Lotta Continua

La seconda parte del libro, però, è quella che spiega a fondo il sottotitolo. È infatti concentrata sulla vicenda giudiziaria che ha investito Lotta Continua, fino a condizionarne la storia. Tutto nasce dalla strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969, la cui responsabilità viene in un primo momento attribuita agli anarchici, il capro espiatorio di ogni epoca. Vengono fermati Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli, il quale morirà defenestrato dalla Questura di Milano.
Piazza Fontana segna simbolicamente l’inizio della “strategia della tensione” e delle stragi di Stato, con esponenti dei servizi segreti che coprono i neofascisti che mettono le bombe.

Lotta Continua, attraverso il suo giornale, apre una campagna per avere verità e giustizia per la morte di Pinelli e per ricondurre la strage ai veri responsabili. Nel mirino dell’organizzazione c’è Luigi Calabresi, il commissario di polizia che ha in custodia l’anarchico nella Questura di Milano.
Dal momento che nelle aule giudiziarie risulta pressoché impossibile accertare la responsabilità per la morte di Pinelli, arrivando a postulare un “malore attivo” secondo cui l’anarchico, sentitosi male, si sarebbe gettato dalla finestra del quarto piano, Lotta Continua, insieme a giornalisti di altre testate, affronta il caso a livello giornalistico e politico, riuscendo ad approdare in tribunale grazie ad una querela dello stesso Calabresi.

Tutto però precipita il 17 maggio nel 1972, quando Calabresi viene assassinato mentre si reca al lavoro. Ed è qui che inizia la vicenda giudiziaria che viene affrontata nella seconda parte del libro di Viale. Dopo un lungo e travagliato iter giudiziario, per l’omicidio Calabresi vengono condannati Ovidio Bompressi e Leonardo Marino come esecutori materiali dell’omicidio e Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri come mandanti. Ad accomunarli è la militanza in Lotta Continua, che così si trasforma nelle cronache in organizzazione terroristica.

Le menzogne sugli appartenenti a Lotta Continua

«Ciò che è stato esercitato verso Sofri, Bompressi e Pietrostefani con la giustizia non ha nulla a che fare – commenta perentorio Viale – Quel processo è stato un gigantesco falso, organizzato nel corso degli anni e portato a termine nel momento in cui i carabinieri hanno avuto a disposizione una persona disposta ad accursarsi e a rendere falsa testimonianza».
E il libro evidenzia tutte le menzogne, le incongruenze, le falsità che sono passate per arrivare alla condanna degli esponenti di Lotta Continua. Tra cui le testimonianze di chi ha assistito all’omicidio di Calabresi e ha raccontato di una donna bionda al volante dell’auto del commando, che i giudici non hanno preso in considerazione dicendo che i testimoni si erano confusi con i baffi e la zazzera mora di Marino. O l’assenza di impronte digitali nell’auto o l’incapacità del “pentito” di indicare da chi aveva dormito il giorno prima dell’omicidio.

Il tentativo di Viale, dunque, è quello di pulire Lotta Continua da ciò che è stata fatta diventare attraverso errori e costruzioni giudiziarie e ristabilire un po’ di verità. «Nella messa in opera delle bombe durante la strategia della tensione – conclude amaramente l’autore – Oltre ai servizi segreti, la manodopera è stata fornita prevalentemente da organizzazioni fasciste e naziste, legate o addirittura provenienti dall’Msi, cioè dal partito da cui provengono gli attuali governanti del nostro Paese. Quindi quelle bombe sono servite: hanno preparato il terreno, nel corso degli anni, grazie alla distorsione che è stata fatta di quegli eventi a degli eredi che ne stanno raccogliendo i frutti».

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