La rivoluzione digitale ha ormai abbracciato tutti i settori e non c’è da stupirsi se il mercato dell’editoria sia stato ampiamente coinvolto dai cambiamenti e le nuove sfide offerte dal mezzo digitale. Un tempo leggere il giornale significava sfogliare il classico grande quotidiano onnipresente nei bar, mentre oggi la grande maggioranza dell’informazione è comodamente accessibile online. Un cambiamento che di fatto consente di accedere alle informazioni in modo molto più semplice e pratico, grazie alla rimozione dell’ingombro insito nel mezzo cartaceo. Ma nel momento in cui il giornale tradizionale ha iniziato a trovare un corrispettivo anche online, sono sorti nuovi problemi. Ogni volta che si naviga su un sito web, e quindi anche sui giornali online, si pone il problema del trattamento dei dati personali, un tema complesso e soprattutto in continua evoluzione, in quanto si tratta di direttive europee che poi possono trovare applicazioni diverse nei singoli paesi. Il tutto, oggi, è reso ancora più complesso dalla presenza di piattaforme online classificabili come vere e proprie edicole digitali, dove è possibile trovare la raccolta dei principali giornali nazionali e internazionali consultabili da un unico dispositivo. In questi casi, l’edicola digitale deve attrezzarsi per garantire il rispetto della privacy per tutte le testate disponibili e occuparsi del problema della divulgazione di contenuti.
Andiamo allora a chiarire cosa si intende per cookie wall, cookie paywall e in che modo viene gestito il tema del tracciamento dei dati personali nel mondo dell’editoria online.
Cookie wall e modalità “paga e acconsenti”: regole e caratteristiche
Innanzitutto occorre chiarire la differenza tra cookie wall e cookie paywall. Quando parliamo di cookie wall, ci riferiamo al meccanismo per cui l’utente può accedere a un sito web soltanto se presta il consenso a tutti i cookie. Questa pratica è considerata illegittima dal GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati), che dichiara chiaramente che il consenso deve essere sempre espresso liberamente e questa è una regola. Ecco allora che molti editori hanno iniziato a servirsi di mezzi alternativi per offrire l’accesso ai contenuti. Fra questi, il più comune è il cookie paywall, un meccanismo di controllo che vieta l’accesso a determinati contenuti o funzionalità fino a quando non viene effettuata una registrazione e/o un pagamento. Si tratta di un sistema che nella realtà digitale è usato da diverso tempo da varie aziende, che permettono all’utente di scegliere fra opzioni base e premium in base alla volontà di eseguire un pagamento. Negli ultimi anni sono numerosi i media digitali che hanno incrementato l’impiego dei cookie paywall, fra questi Meta. In questo modo, l’editore digitale lascia all’utente due possibilità: accedere ai contenuti gratuitamente ma acconsentendo alla raccolta dei dati, oppure sottoscrivere un abbonamento per avere i contenuti a disposizione senza essere tracciati e quindi anche senza ricevere pubblicità mirate.
Requisiti per il paywall secondo il GDPR
Il GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) è stato uno dei principali segnali di risposta alle preoccupazioni riguardo il tema della privacy dei dati. Secondo la normativa, il modello paywall “paga e acconsenti” risulta in linea con le normative sulla privacy, ma perché sia ritenuto conforme deve rispettare alcuni requisiti:
- l’abbonamento deve essere equilibrato, proporzionato e giustificabile al servizio offerto;
- l’utente deve ricevere informazioni chiare su come verranno impiegati i dati personali, soprattutto per quanto riguarda le tecnologie di tracciamento. L’obiettivo di una messaggistica chiara e trasparente deve essere aiutare l’utente a decidere in maniera consapevole se dare o meno il consenso ai cookie;
- all’utente deve essere garantita la possibilità di cambiare idea facilmente, modificando o ritirando il consenso o l’abbonamento in qualsiasi momento. La struttura di menu, newsletter e opzioni varie di preferenze deve essere quindi semplice e intuitiva.
La situazione in Italia
Da qualche anno i maggiori giornali italiano, tra cui quelli del gruppo GEDI (di cui fanno parte ad esempio Repubblica e La Stampa) e il Corriere della Sera hanno implementato una funzione per i contenuti dei loro siti. Chi accede a un articolo trova un banner che chiede di scegliere fra l’accettazione dei cookie e la sottoscrizione di un abbonamento. Tecnicamente non si tratta di un cookie wall, perché per non cedere i cookie all’editore basta pagare l’abbonamento, si tratta quindi di cookie paywall. La maggior parte dell’editoria italiana online, quindi, funziona in questo modo, ma non mancano le eccezioni. D’altronde, il GDPR è soggetto a interpretazioni differenti, in quanto in alcuni punti manca di chiarezza informativa. Alcuni esperti ritengono che già ora questo “utilizzo di cookie di terze parti” violi le norme sulla privacy, altri lo ritengono accettabile. La questione varia molto da Paese a Paese; in Italia, sebbene sia ammessa la fattispecie del cookie paywall, questa è soggetta a un controllo rigoroso riguardo questioni correlate, ad esempio la differenza tra cookie tecnici e cookie non tecnici, che resterebbero previsti a prescindere, e non è ancora possibile dare una risposta definitiva agli interrogativi in merito.