Bologna è sempre stata, in Italia, la città della musica. I grandi cantautori italiani che a Bologna non ci sono nati, ci sono almeno dovuti passare. E il mito della musica qui tuttora rimane: soprattutto quella indipendente, cantata nelle piazze e nei parchi, da chi suona e scrive perché non preferisce fare altro, perché niente nella vita sembra tanto insopportabile se c’è una canzone in sottofondo. Ma cos’è che lega così indissolubilmente Bologna e la musica? Quale magia latente pervade la città rossa? Abbiamo chiesto un aiuto per rispondere a questa domanda.
Mazzoli: l’energia della musica pervade Bologna e la nuova generazione di cantautori.
Pietro Cardoni, in arte Mazzoli, nome trovato sul campanello di casa, è un cantautore in erba che è arrivato a Bologna per accorgersi che nella vita non voleva fare nient’altro che musica. Classe 2001, originario di Pesaro, occhi verdi, capelli neri e una voce dolce e sicura come colui che la usa. L’abbiamo incontrato per fargli qualche domanda sul suo percorso, e su quell’energia particolare che si percepisce a Bologna e che l’ha aiutato ad evolvere.
«Com’è il tuo rapporto con le parole?»
«Il mio rapporto con le parole è molto strano, arrivato a questo punto. È un rapporto d’amore sicuramente, idilliaco in certi momenti, in altri un po’ difficile perché credo di avere un po’ perso la facoltà di comunicare bene nella quotidianità per stare più dietro alle parole nelle mie cose. Faccio ormai solo questo tutti i giorni, quindi ho questa mentalità schematica della ricerca della parola. Però mi fanno stare tanto bene, e anzi è bellissimo inseguirle, è forse una delle cose che più mi appassiona. Anche nelle canzoni è il lato sul quale mi soffermo di più.»
Racconta poi che la cosa a cui più preferisce ispirarsi è l’ordinarietà, la fragilità umana, i vizi e le passioni che tutti cerchiamo di nascondere. Tra osterie, locali, circoli, biblioteche, piazze, parchi, vicoli, Bologna sembra il luogo perfetto per riflettere e osservare la quotidianità degli uomini. Nella varietà espressiva e culturale che caratterizza questa città, chiunque può trovare sé stesso e il suo posto con la stessa facilità e libertà con cui può perdersi.
«Come sei cambiato da quando sei qui a Bologna?»
«Qui a Bologna ho capito una cosa: c’è la possibilità per tutti di esprimersi al mondo. E mi sono lasciato libero, per la prima volta, di inseguire più quello che sono che quello che dovevo essere. Bologna mi ha dato questa possibilità. Sono molto contento di esserci passato, perché penso che se non avessi trovato un posto con queste energie non avrei fatto queste scelte nella mia vita e non sarei felice ora di averle fatte.»
«E secondo te perché proprio Bologna? Un’altra città ti avrebbe dato la stessa cosa? E se no, perché proprio Bologna?»
«Ci sono città che sicuramente mi potrebbero dare tanto. Ma Bologna ha una sua grande personalità, lascia sempre qualcosa, un sorriso in più di tanti altri posti. Sarà che è un po’ piccolo il centro storico, che si fanno le vie grandi e sono sempre piene di persone, gente che fa aperitivi da dicembre fino a luglio e non c’è una giornata in cui non vedi qualcuno fuori da un bar o da un’osteria. E soprattutto ci sono tanti ragazzi, quindi c’è tanto sognare. Questi pensieri, tutti assieme, tutti in un certo posto in qualche modo creano l’aria magica che ha Bologna.»
Guccini aveva scritto di Bologna “quante parole ti cantano, cullando i cliché della gente, cantando canzoni che è come cantare di niente”. Saranno i sogni dei ragazzi a cantare di Bologna? O è la bellezza banale e scontata della vita vissuta sotto i portici a sostenere il peso di una tradizione tanto lunga e apprezzata? Oppure questa è una cultura che nutre soltanto chi riesce ad accorgersi delle potenzialità di sé stesso?
Per Mazzoli, lo sfondo non è sempre stato quello rosso delle strade di Bologna. Nato e cresciuto a Pesaro, il mare è sempre stato per lui un punto di riferimento sia visivo che emotivo. Le ultime due canzoni che ha pubblicato, Sfumare/Mare o mare, celebrano proprio questo mare, sempre uguale e sempre diverso a sé stesso e a chi lo vive.
«Sfumare/Mare o Mare, l’ultima uscita del mio progetto, sono due canzoni che si affacciano su uno scenario fantastico, che è lo scenario principale di tutta la mia vita, il mare. Ho deciso di unirle perché volevo avere questa doppia faccia del mare: da una parte uno più dolce, un ricordo, ma anche un po’ malsano, il fatto di non riuscire a lasciare il passato. Dall’altra parte invece un mare più vivo, più vero, dove effettivamente decidi tu di scontrarti con la vita, magari anche di fare quella scommessa in più. Alla fine la cosa che si chiede su Mare o mare è di avere un po’ di conforto: è difficile arrivare a un porto senza avere una rotta. Ma dall’altra parte poi, è la vita che fa il resto, è il mare.»
Sarà (ed è stato) spesso il riflesso di sé stesso ad affascinare l’uomo, l’osservarsi da fuori e rendersi conto di essere parte di qualcosa. A Bologna il mare non c’è, ma c’è la vita: chi si perde, chi si trova, chi è solo di passaggio, chi si sta cercando. Chi sogna, chi ha smesso di sognare, chi crea e chi impara. Una cosa è sicura: tra aperitivi e tortellini, musica di strada e studenti, il rosso dei palazzi si sfumerà ogni mattina con l’aurora di un sole che sorgerà anche domani.
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