Scri.bo parte da lontano. Da quando (nell’estate del 1990)  nacque il Gruppo 13, che si proponeva come momento di incontro e scambio intellettuale tra scrittori e illustratori giallo-neri di Bologna. In seguito, vide la luce l’Associazione Scrittori, quando i fondatori dell’iniziativa reperirono circa 60 scrittori con le caratteristiche della professionalità. Il motore di tutto era Stefano Tassinari; la sua scomparsa ha provocato, oltre che dolore, profondo disorientamento, e di fatto tutto rimase sospeso.
Adesso è giunto il momento di tirare nuovamente le fila del fermento letterario di Bologna e dintorni. Le esigenze sono le stesse di prima, e la creatività è aumentata, in una città culturalmente importantissima e piena di iniziative, ma poco organica sul fronte della letteratura.

Un polo importante per scrittori e lettori

Ecco dunque che Scri.bo (con Carlo Lucarelli, Marco Bettini, Marcello Fois e numerosi altri) vuole sopperire a una sorta di mancanza, in una città che vanta luoghi istituzionali in altri ambiti artistici, quali Mambo e Cineteca.
Le idee sono tante. La principale è quella di un luogo fisico, cioè di costituire una “Casa della Letteratura”, una sede stabile nella quale si possano coordinare-costruire-pensare le iniziative importanti su scrittura e lettura. E magari poter ospitare per un buon periodo di tempo anche scrittori che vengano da fuori, allo scopo di ragionare con loro su qualcosa che porti a un risultato letterario concepito sotto le Due Torri.

Altro proposito è quello di creare un Festival della Letteratura, che però non sia (come ha detto Carlo Lucarelli ai nostri microfoni) l’ennesimo festival, ma si distingua sulla base di un’impronta tematica precisa.
Il proposito che sta particolarmente a cuore a Lucarelli e compagni è quello di mettere insieme tutto ciò che è “letterariamente professionale” e convogliarlo in qualcosa di istituzionalmente pesante. E proprio dal fronte delle istituzioni, Elena Di Gioia sottolinea come Bologna abbia bisogno di esperienze collettive e di progettualità diffuse, con una pubblica amministrazione che svolga un lavoro di sostegno e di ricerca di cui il mercato non si occupa. La città deve investire socialmente nel valore della narrazione. Occorre pensare a rendere organico il dialogo tra scrittori e città, un dialogo che tocchi biblioteche, carceri e ospedali. La letteratura deve essere presente ovunque, con presentazioni, laboratori e plurime attività.

Gli scrittori che volessero aderire all’Associazione dovranno essere scrittori che non si siano pubblicati a proprie spese, come quasi sempre capita. Devono avere pubblicato in seguito a un contratto con una casa editrice, e avere avuto un certo riscontro critico.

Sergio Fanti

ASCOLTA L’INTERVISTA A CARLO LUCARELLI: