Una settimana dopo il corteo per chiedere dignità e diritti, i migranti ospitati nella struttura fatiscente dei Prati di Caprara si riuniscono in assemblea.
Una settimana fa avevano dato vita ad un corteo per chiedere dignità e diritti e domani si ritrovano in assemblea. Sono i 130 migranti nigeriani, fuggiti dalla guerra in Libia, che sono ospitati in un magazzino dismesso dei Prati di Caprara, alla periferia di Bologna.
Una struttura gestita dalla Croce Rossa su accordo di Protezione Civile e Regione Emilia Romagna, ma che di civile ha ben poco.
“La struttura è disumana – denuncia il Tpo che ha dato voce alla battaglia dei migranti – mancano acqua calda e riscaldamento e sono assenti anche i percorsi minimi di inserimento ed inclusione”.
Tre i milioni di euro finiti nelle tasche della Croce Rossa per gestire questo pezzo della cosiddetta “Emergenza Nordafrica”, ma a fronte di un servizio pessimo.
Nessun permesso di soggiorno definitivo che consenta di progettare una nuova vita, nessuna informazione sui tempi della procedura di asilo che il Governo ha stabilito per loro, nessuna prospettiva di poter svolgere un corso di formazione professionale qualificato, nessuna possibilità di emanciparsi da un’assistenza passivizzante e spersonalizzante.
E così domani, martedì 6 novembre, i migranti insieme ai centri sociali cittadini, tornano a mobilitarsi con un’assemblea proprio ai Prati di Caprara. I migranti invitano alla partecipazione la “Bologna migliore”, quella che pensa si possa costruire un futuro per queste persone chiudendo luoghi disumani, rilasciando – anche se fuori tempo massimo – un permesso di soggiorno per motivi umanitari a chi fugge da guerra e miseria, offrendo sistemazioni dignitose e percorsi di inclusione.