Fare una grande manifestazione cittadina il 7 novembre, ad un mese dall’attacco di Hamas, nel corso della quale ricollocare i manifesti degli ostaggi israeliani strappati da ignoti dal Memoriale della Shoah di Bologna e aggiungere i manifesti dei bambini e dei civili palestinesi uccisi nel conflitto in corso in Medio Oriente. È la proposta del sociologo (bolognese) dell’Università di Padova Matteo Bortolini, che recentemente ha firmato un articolo dedicato proprio al monumento che si trova all’angolo tra via Carracci e via Matteotti.

Le foto degli ostaggi israeliani strappate dal Memoriale della Shoah

È di ieri la notizia che i manifesti con le foto degli ostaggi israeliani fatti prigionieri da Hamas, affisse dalla comunità ebraica all’indomani degli attacchi del 7 ottobre scorso, sono stati strappati dal Memoriale della Shoah in cui erano stati collocati.
Il gesto di ignoti è stato condannato dal Comune di Bologna, in particolare dall’assessore Daniele Ara, che in una nota ha affermato: «Le responsabilità del governo israeliano non possono tramutarsi in atti di antisemitismo. Noi siamo per la popolazione di Gaza e per liberare gli ostaggi vittime di Hamas, così come condanniamo gli attacchi di Hamas».

La notizia si accompagna ad altre in giro per l’Italia, come il danneggiamento a Roma di quattro pietre d’inciampo che ricordavano la deportazione degli ebrei durante il nazifascismo. Gesti che hanno fatto lanciare l’allarme per una recrudescenza dell’antisemitismo.
La tensione attorno al conflitto in Medio Oriente è crescente e, oltre agli allarmi bomba che hanno portato a chiudere diversi aeroporti europei nei giorni scorsi, ieri si è rasentata la psicosi anche nel nostro territorio, in particolare a San Pietro in Casale. Uno zaino dimenticato incautamente sui binari della stazione nel Comune della provincia bolognese ha fatto scattare un allarme bomba, portando alla sospensione dei treni per alcune ore. In seguito all’intervento degli artificieri si è scoperto che lo zaino conteneva vestiti e effetti personali, non esplosivo.

Memoriale, la proposta del sociologo: «Riattaccare le foto degli ostaggi israeliani insieme a quelle delle vittime civili palestinesi»

È di fronte a questo clima che il sociologo sviluppa una riflessione che parte proprio dal Memoriale della Shoah a Bologna. «Quando fu inaugurato, il presidente della comunità ebraica Daniele De Paz disse parole bellissime – osserva Bortolini – De Paz diceva: “coscienti del male e dell’ignoranza del passato, rispondiamo tutti insieme con la vita, il ricordo e il dialogo, affinché la brutalità non risorga in nessuna forma e contro nessuna cultura”».
La stessa collocazione del Memoriale vicino alla stazione di Bologna ha un valore altamente simbolico, che lo stesso De Paz sottolineò. «Esplicitamente il Memoriale lega la Shoah alla strage alla stazione di Bologna – sottolinea il sociologo – due eventi che sono completamente diversi se non per un particolare: il fatto che hanno coinvolto dei civili».

La riflessione di Bortolini, dunque, lo porta ad affermare che strappare quei manifesti, strappare quei ricordi sia stato un gesto sbagliato. «Quegli ostaggi sono persone come noi, gente che stava vivendo la sua vita – sottolinea il docente dell’Università di Padova – Possiamo discutere all’infinito sul perché fossero lì, ma erano persone normali che in questo momento si trovano in una situazione di estrema paura e terrore».

Il sociologo, però, si spinge oltre e avanza una proposta. Nel conflitto in corso, infatti, ad essere colpiti sono anche i civili e i bambini palestinesi e per andare oltre le discussioni polarizzanti in cui tutti siamo incastrati da quasi un mese, Bortolini propone una manifestazione per il 7 novembre, ad un mese dall’esplosione del conflitto in corso.
«Volevo lanciare un’idea che sta completamento nello spirito delle parole di De Paz, cioè che “la brutalità non risorga in nessuna forma e contro nessuna cultura” – dettaglia – Si potrebbe fare una grande manifestazione cittadina contro i danni che qualunque guerra produce sui civili con il Comune, la Chiesa, la comunità ebraica, le associazioni palestinesi, l’Anpi e le associazioni per la pace, che culmini proprio al Memoriale, e attaccare di nuovo i manifesti con gli ostaggi israeliani e, per la prima volta, i manifesti con i bambini e i civili palestinesi morti sotto le bombe in questi giorni».

Una manifestazione con queste caratteristiche, secondo il sociologo, sarebbe il modo per dire che «al di là della politica, al di là della guerra e dei dibattiti polarizzanti in cui siamo incastrati, c’è un filo di umanità e di pace che ci lega».
Bortolini, quindi, si rivolge direttamente all’assessore Ara, al sindaco Matteo Lepore, a De Paz, all’Anpi e a tutti quanti si considerano per la pace e contro le morti dei civili.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MATTEO BORTOLINI: