Per la stagione di danza del Comunale Nouveau è salita sul palco in fiera la Martha Grahm Dance Company. Ospite d’onore Eleonora Abbagnato oggi Direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, già etoile dell’Operà di Parigi. Presenta orgogliosamente la serata la danzatrice Marzia Memoli unitasi alla compagnia nel 2016, che annuncia la presenza dell’etoile ospite, palermitana come lei e ricorda la rivoluzione introdotta da Martha Grahm nella danza sottolineando anche la longevità della compagnia di cui oggi fa parte, fondata 98 anni, fa risultando oggi la più longeva compagnia di danzza integrata.

Prima coreografia in programma “Errand into the Maze” creata da Graham nel 1947 con una colonna sonora di Gian Carlo Menotti. La scenografia originale di Isamu Noguchi è stata distrutta, come i costumi, dall’uragano Sandy, per questo la nuova versione della produzione è spoglia, essenziale, mettendo al centro soltanto i corpi e quindi la carica simbolica del viaggio di Arianna, non di Teseo, fino al cuore del labirinto.

Martha Graham ha voluto narrare il miro dalla prospettiva di Arianna che compie il viaggio fino al centro del labirinto affrontando il Minotauro, rappresentato con un semplice bastone sulle spalle retto dalle bracia che diventano così corna, mentre l’umanità del danzatore è oscurata da una carlza sul volto che lo spersonalizza. Il palco è vuoto, solo un nastro bianco simboleggia il percorso del labirinto in cui la bianca e oltremodo luminosa Arianna (l’oltremodo chiara, splendente, ari- dela), risplende come una stella. Arianna danza e dialoga, più che lottare, contro il mostro che è in fondo il mostro che ognuno di noi ha in sé. Sembra che Arianna sconfigga al fine il mostro con la sua chiarezza di movimento e con la sua determinazione più che con atti violenti. Ricordiamoci che in alcune versioni del mito al centro del labirinto non c’è il Minotauro, ma Arianna da lì assunta in cielo come stella splendente.

Nella danza si coglie la pulizia e chiarezza dei movimenti nella simbolica lotta con il mostro. La grammatica del corpo creata da Graham è assoluta protagonista riportandoci traccia della carica rivoluzionaria della filosofia della danza di Graham ai suoi esordi, potente anche oggi, per quanto la riconosciamo come qualcosa di noto, che appartiene a tutti/e coloro che, ancyhe solo incidentalmente, l’hanno praticata nelle scuole ispirate al suo metodo centrato sul binomio contraction- release.

L’intero corpo di ballo è poi protagonista della seconda produzione in programma “Canticle for innocent Comedians” indicata da Graham come “danza di gioia, in lode del mondo mentre ruota”. Nel 1952 Graham ha creato una coreografia con questo titolo ispirata dal poema di Ben Belitt, allora suo collega alla Bennington School of the Dance. Ognuna delle otto “vignette” uimmaginate per le star dell’allora compagnia Graham, celebravano un elemento della natura a partire dal Soile, quindi Terra, Vento, Acqua, Fuoco, Luna, Stelle e Morte. Non sono rimaste tracce delle coreografie originali se non per quanto riguarda la vignetta dedicata alla luna, filmata negli anni ’50 e qui riproposta nella versione di Graham da Abbagnato. Le altre vignette sono state reimmaginate nel 2022 sulla base del progetto stilistico della fondatrice della compagnia dalla Direttrice Artistica Janett Eilber e reca la firma, come prima coreografa, di Sonya Tayeh.

Di queste coreografie dedicate agli elementi della natura spicca la forza vitalistica, la direzione dei corpi verso il cielo a mani e braccia aperte e la radicazione a terra delle gambe a voler entrare nella terra per ribadire quasi il nostro essere corpi legati alla terra e aspiranti la conquista di spazi celesti. Colpiscono le musiche, a pianoforte solo, di Jason Moran e i costumi, coloratissimi, di Karen Young che si ispirano alle forme voluminose e vorticose che la Graham stessa disegnava e utilizzava, realizzati da bottiglie riciclate a voler porre il tema del valore della natura e della nostra responsabilità nei confronti della conservazione del pianeta.

Oltre alla splendida esecuzione di Eleonora Abbagnato della vignetta della Luna in un’atmosfera di delicata e crepuscolare luminosità, spicca l’assolo di Marzia Memoli del Vento coreografato da Sir Robert Cohan che reca un momento di silenzio siderale nel mezzo della performance sottolineato da un sorprendente cambio di luce dalla chiarezza e luminosità del Sole e della Terra, a creare un isolamento della danzatrice come fuori da tempo e spazio. In tutto il Canticle fon innocent comedians l’elemento della gioia vitale è rafforzato dalle magiche sospensioni del movimento, attimi in cui il respiro degli spettatori si ferma all’unisono con i danzatori e danzatrici a dare maggior risalto alla carica vitale del movimento svelando quell’unità tra gli elementi del cosmo che il poema di Belitt voleva far emergere riconnessi “a un’unica verità nel tempo”. nel susseguirsi dei momenti della coreografia i ballerini dell’Ensamble escono e rientrano in gruppi variamente composti a ricordare, come sottolinea la coreografa Sonya Tayeh, un coro greco spesso evocato da tante creazioni classiche della Graham.

La seconda parte dello spettacolo vede in scena nuovamente Eleonora Abbagnato in una brevissima, ma intensa coreografia originale di Martha Graham “Lamentation”, un intermezzo coreografato nel 1930 esempio del modernismo della creatrice che per la maggior parte del tempo sta seduta su una panca avvolta in un costume viola, molto elastico che diventa una sorta di tubo avvolgente che, mosso dalle mani e dalle gambe, narra il dolore estremo di una donna in lutto accompagnato dalle musiche dal Neun Klavierstucke di Zoltan Kodàly nell’atmosfera data dall’illuminazione originale della stessa Graham adattata da Beverly Emmons.

Se la staticità pur nell’estrema concentrazione della forza del dolore ha caratterizzato l’intermezzo Lamentation, ha chiuso lo spettacolo “Cave“, una coreografia di Hofesh Shechter del 2022 rappresentata per la prima volta al New York City Center su musiche tratte da Fiori di Âme, gruppo di musica elettronica formato da Kristian Beyer e Frank Wiedemann negli anni 2000 che valorizza la house più elettronica e incentrata sulla techno, rimaneggiate dallo stesso coreografo per adattarle al progetto dell’Ensamble. La composizione nasce dall’idea della stella internazionale della danza Daniil Simkin interessato a portare sul palco in modo teatrale il ballo praticato nei club techno integrando i movimenti coreografati allo stile rave. Shechter ha adattato alla compagnia Graham l’idea di Daniil, portando sul palco una creazione che sprigiona una grande energia vitale collettiva, potente e coinvolgente. Cave mira anche a esaltare il bisogno di movimento degli individui dopo l’isolamento e l’immobilità della pandemia che hanno scatenato un profondo desiderio di gioia e di danza.

Di grande effetto è a mio avviso l’inizio della composizione in cui, della musica techno, sentiamo solo i bassi ovattati, come provenissero da molto lontano in una stilizzazione del moviumento improvvisato dei singoli in una discoteca, un movimento rallentato e coreografato ove i tipici gesti da disco vengono inglobati in sequenze continuamente variate da sottogruppi dell’Ensamble o dall’intero gruppo di danzatori. La musica si fa sempre più forte e compare la parte più melodica e la batteria più sonora e variata oltre agli iniziali bassi ovattati, anche la coreografia ha un’evoluzione seguendo l’accumularsi degli stimoli sonori fino a culmini momentanei di parossismo motorio che si rovesciano in nuove sospensioni del movimento, stilizzazioni ovattate del gesto stile rave, riduzioni dimensionali del movimento e sue inversioni anzichè verso l’alto verso il basso, per arrivare poi al finale energetico e frenetico in cui trovano posto anche brevi assoli in stile afro che portano la danzatrice a una specie di trance rotatoria.

Gioia e desiderio sfrenato di muoversi sono imbrigliati a tratti nell’elemento coreografico, nella grammatica comune dei corpi dei componenti della compagnia a rendere interessante, teatrale, artistico il gesto improvvisativo delle masse danzanti dei comuni rave. Entusiastica la reazione del pubblico giovane che ha affollato la prima rappresentazione dello spettacolo al Comunale, dà speranza nel futuro del teatro vedere tanti e tante giovani tra il pubblico della danza, fa emergere come ci sia fame di spettacoli di alto livello, di dimensione internazionale, a cui abbeverarsi come spettatori e spettatrici e forse anche come praticanti la danza, diversi stili di danza, in città. La voglia di muoversi post covid è una realtà innegabile, incanalare questo desiderio in un gesto artistico da guardare o da attuare in prima persona è un dovere di ogni ente promotore di arte e cultura e in questo la nostra città è impegnata a ogni livello e come cittadini e cittadine dovremmo esserne più orgogliosi/e e consapevoli.

Ultima replica, domenica 5 novembre ore 16 con disponibilità di posti al botteghino del Comunale Nuveau in Piazza della Costituzione, 4/a da un’ora prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio.  

Informazioni su www.tcbo.it / https://www.tcbo.it/eventi/martha-graham-dance-company-2023/