Sergio Bellavita, sindacalista Fiom estromesso da Landini, non desiste, accusa i vertici Fiom e Cgil di poca trasparenza, di voler zittire il dissenso interno e di essere “come le imprese”. E non esclude azioni legali nei confronti del sindacato.
Lo scorso 6 aprile la Fiom ha comunicato all’ex membro della segreteria nazionale Sergio Bellavita, il suo licenziamento come delegato Fiom nazionale e il suo rientro in produzione. Bellavita, leader della corrente “Sindacato un’altra cosa – Opposizione Cgil”, era stato allontanato dalla segreteria nazionale nel 2012 a causa dei contrasti con Maurizio Landini sulla gestione della Fiom.
Di fronte all’ennesimo episodio di ostracismo, Bellavita ha deciso di denunciare pubblicamente quello che considera “il processo di padronalizzazione della Cgil e della Fiom”, dove sempre più le posizioni in contrasto con la segreteria e le iniziative della base vengono punite come sovversive. Oltre al danno personale e umano il leader dell’opposizione denuncia una trasformazione autoritaria del sindacato attraverso una gestione del dissenso in stile Renzi.
Bellavita, che non esclude di denunciare la Fiom-Cgil per mobbing, sostiene che sia stato violato lo statuto della Cgil e lo spirito dello statuto dei lavoratori. “Quando un sindacato adotta le pratiche delle aziende nella gestione del dissenso, difficilmente può rivendicare credibilità davanti ai lavoratori. Questa decisione oltre a danneggiare me personalmente, danneggia in primo luogo il sindacato. Quando la lesa maestà nei confronti del segretario generale diventa un crimine da punire con l’epurazione, il sindacato perde il diritto di rappresentare i lavoratori nelle vertenze sindacali. È successa la stessa cosa in Cisl 20 anni fa e cosa abbiamo oggi? Un sindacato aziendalista privo di democrazia interna”.
Il sindacalista sottolinea come oggi, di fronte alla nascita di un comitato di lotta contro i sabati comandati nelle fabbriche Fiat di Melfi e Termoli, la Fiom – unica grande sigla non firmataria del nuovo regolamento di fabbrica – si è schierata con l’azienda. “Questi sono esempi lampanti di come si voglia chiudere una pagina della Cgil aperta ai punti di vista differenti – continua Bellavita – Landini e la segreteria nazionale hanno pubblicato una nota in cui dicono che d’ora in poi una volta che il direttivo si è espresso, l’unicità dell’organizzazione si esprime ad ogni livello. Questa è un’esigibilità modello Marchionne: quando un contratto si firma nessuno si può più opporre”.
L’attacco a Landini è diretto: l’attuale segretario, dopo aver costruito la sua fortuna sul celebre scontro con Marchionne, secondo l’opposizione si sta dimostrando in realtà un normalizzatore. Ha riabbracciato Fim e Uilm, accettando tutti i contratti firmati separatamente da questi e ha rivalutato Marchionne. La segreteria Fiom, secondo Bellavita incapace di fare autocritica sui propri fallimenti, starebbe riversando la crisi del sindacato sull’opposizione interna. “Che cosa ha prodotto la linea della Fiom e della Cgil negli ultimi 4 anni? È stata in grado di difendersi dall’attacco alle pensioni della legge Fornero, o dal jobs act? No. Quella degli ultimi anni è una storia di sconfitte. Riversare le proprie frustrazioni colpendo chi ti dice che hai sbagliato, non è un modo giusto di reagire e manifesta solo il classico schema autoritario della reazione alle difficoltà”.
Bellavita che nello scontro Landini-Camusso si era espresso contro l’accusa della Cgil dell’uso strumentale che Landini avrebbe fatto della Fiom per contestare le decisioni della segreteria, si trova ora ad essere accusato in modo simile da chi aveva difeso. Le sorti dell’ex membro della segreteria nazionale saranno decise in via definitiva da un incontro fra le parti indetto dalla Camusso per il 2 Maggio. Tuttavia un incontro non ufficiale tra Landini e Bellavita è già avvenuto. Alcuni giorni dopo il licenziamento i due si sono trovati a viaggiare sullo stesso treno. Bellavita ne ha approfittato per dire in modo pacato al segretario generale che la scelta di licenziarlo senza nemmeno convocarlo, gli era sembrata la macanza maggiore dopo 15 anni in Fiom. Alla domanda su cosa gli abbia risposto Landini, Ballavita ha detto “Ha abbassato lo guardo e non ha più voluto rispondermi”.
Gabriele Amadori