Se mai aveste bisogno di una conferma che passione e determinazione portano sempre lontano, allora Alwyn Morrison è la prova perfetta. Dopo aver viaggiato per il mondo e aver lavorato come giornalista musicale, ha finalmente abbracciato la sua vera vocazione: fare musica. Morrison porta un’autenticità cruda in ogni traccia, collaborando con il rinomato produttore Michael Carey e l’acclamato compositore Michael Kooman. Il suo sound fonde l’energia contagiosa dei The Cars con l’intensità emotiva dei The Cranberries, trasformando esperienze personali in inni universali. La sua musica? Pura, diretta e impossibile da ignorare, proprio come la città che chiama casa: New York.
Lo abbiamo raggiunto in videocall per parlare del suo ultimo singolo, Lenox Hill, uscito il 14 febbraio…
Da giornalista musicale a musicista: un salto non scontato. Cosa l’ha spinta a fare questo passo e come sta andando finora?
Sta andando alla grande! In realtà, la musica è arrivata molto prima del giornalismo: suono da quando ero bambino, scrivere invece è nato quasi per caso, quando al college avevo bisogno di un lavoro. Un amico lavorava per una delle prime piattaforme di musica digitale, che aveva anche un blog, e mi propose di collaborare. Era un modo divertente per mantenermi agli studi, e dato che la musica pop mi ha sempre appassionato, scriverne non mi pesava affatto. Ho avuto anche l’opportunità di intervistare artisti emergenti che poi sono diventati star internazionali, come i Fun., Jack Antonoff (oggi produttore pluripremiato) e Rita Ora. A proposito di Rita, ricordo che a uno dei suoi primi concerti le portai un pensiero nel backstage, e lei mi disse che ero la prima persona a fare qualcosa del genere per lei!
Parliamo di Lenox Hill: rispetto al rock di The City, qui il suono vira verso sonorità più indie. Quali artisti l’hanno influenzata di più?
È vero! Anche se entrambe le canzoni sono state prodotte da Carey, il loro sound è molto diverso perché sono nate in modi diversi. The City è partita dalla voce e dalla chitarra, mentre Lenox Hill è nata al pianoforte, e inizialmente era una ballad. Poi abbiamo iniziato ad aggiungere strumenti, portandola verso un sound più synth-pop, che in realtà è quello che sento più vicino ai miei gusti personali.
Di cosa parla Lenox Hill? Uscire a San Valentino suggerisce che sia una canzone d’amore…
In realtà è stata una coincidenza! Avevo programmato di pubblicare il secondo singolo quattro settimane dopo il primo, e il 14 febbraio è semplicemente capitato come data. Però sì, è una canzone d’amore. O meglio, è una canzone triste, anche se a un primo ascolto potrebbe non sembrare. Parla delle relazioni nel loro ciclo completo: dai momenti più belli fino al momento in cui, senza accorgersene, si è già alla fine. Ho cercato di renderla universale, ma dentro ci sono anche elementi molto personali.
Ora che ha pubblicato due singoli, quali sono i prossimi passi? Nuova musica, live?
Sono una persona molto impulsiva, spesso decido all’ultimo momento! Per esempio, capita che chiami il mio videografo il giorno stesso per girare qualcosa. Infatti, insieme al singolo è uscito anche il videoclip di Lenox Hill, dove abbiamo piazzato un pianoforte in mezzo a Central Park.
A breve uscirà anche un remix e ho in programma di pubblicare almeno una canzone al mese fino alla fine dell’anno. Nel frattempo, voglio iniziare a esibirmi dal vivo qui a New York e, chissà, magari un giorno anche in Italia!