Dalla bicicletta «più famosa della storia del cinema» al baule con cui Vittorio De Sica attraversava l’Italia per andare a giocare o per interpretare i suoi tantissimi ruoli, passando per la “statuetta” del 1949 e i tanti cimeli dai set e dai ricordi personali dei figli.
Sono le tante facce della carriera leggendaria di Vittorio De Sica, da oggi esposte a Bologna nella mostra “Tutti De Sica” alla galleria del cinema Modernissimo, che alle 17 aprirà al pubblico alla presenza del figlio Christian.

L’esposizione su Vittorio De Sica nella Galleria Modernissimo

Un artista «al pari di Charlie Chaplin o di Orson Welles – spiega il direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli – un gigante della storia del cinema. Ha vinto quattro Oscar. Ha trasformato la vita di Sophia Loren. È stato il più autorevole attore e regista del cinema italiano ed è i suoi film hanno avuto anche grandissimo successo». Ma è stato anche un attore «che non ha voluto indossare la camicia nera, che ha fatto un cinema che era il contrario di quello che voleva il fascismo e che ha insegnato i cineasti di tutto il mondo a guardare la realtà e a raccontarla».

In mostra immagini sul set e fuori dal set, locandine, costumi di scena, la corrispondenza con Cesare Zavattini o Mario Soldati e esperienze immersive con le clip dei film più celebri, fino appunto all’immancabile bicicletta di “Ladri di biciclette”, e alla statuetta dell’Oscar al miglior film straniero conferito alla pellicola nel 1949. Insieme ai ricordi dei figli Emi, Manuel e Christian De Sica, i reperti vengono esposti per rileggere la vita e l’arte di uno dei maestri della Settima arte.
Insomma, a Bologna «ripercorriamo la sua vita, non casualmente la mostra si intitola così – prosegue Farinelli – penso sia una mostra molto interessante anche per capire il nostro Paese e la storia dello spettacolo nel nostro Paese». Per questo «sono tutti i De Sica, ma siamo anche tutti noi che ci possiamo specchiare nella sua interpretazione».

La mostra, prodotta dalla Cineteca di Bologna, comprende una ventina di manifesti originali, centinaia di fotografie provenienti dagli archivi privati dell’artista, dei figli e di Giuditta Rissone, video, costumi, preziose lettere con i grandi artisti dell’epoca. Gli oggetti raccontano sia il lato artistico che quello privato: le sue due famiglie, l’amore per la prima moglie Giuditta Rissone e quello per la seconda, Maria Mercader, l’incontro con Charlie Chaplin, la collaborazione con Zavattini, gli Oscar che hanno suggellato i suoi film, e appunto anche la bicicletta più famosa della storia del cinema. Dalla gavetta teatrale alla relazione con Pirandello, le incisioni discografiche, l’esordio nel cinema come attore in grado di cantare, in un cinema, quello italiano che con il sonoro era in cerca di nuovi divi e nuove voci. E poi la fama mondiale dietro la macchina da presa, con le pellicole neorealiste Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano e Umberto D., il sodalizio con Sophia Loren.

Una mostra «straordinaria, che fa riscoprire questa ‘metropolitana della cultura’ che abbiamo aperto fra il Modernissimo e la galleria dei sottopassi riaperti, dedicata a un grande sceneggiatore e regista, forse uno dei più grandi della storia del cinema italiano – è il commento del sindaco Matteo Lepore – ha raccontato il costume e la vita del nostro Paese». La mostra “Tutti De Sica. Regista e interprete” rimarrà alla Galleria Modernissimo, nell’ex sottopasso di Piazza Re Enzo fino al 12 gennaio 2025.

Fonte: Agenzia Dire