“In memoria di” è l’album d’esordio di Lamante, che venerdì sarà sul palco del Covo di Bologna
Il suono di Lamante oscilla tra il folklore del nord e l’entroterra dell’Africa più profonda, prendendo spunto dal punk fondendolo con l’elettronica, creando una fusione unica di suoni provenienti da due emisferi lontani. La sua voce, profonda, secca e incisiva, riflette la forza delle donne della sua famiglia. Non è un caso che Giorgia scelga di esplorare le sue radici e la memoria familiare attraverso la sua voce. Nei suoi testi e nella sua visione artistica, emerge il desiderio di raccontare eventi legati alla sua memoria personale, ma anche a una memoria più collettiva: miti eroici, immagini di un’eredità umana, testi che evocano atmosfere descrittive e visive, che molti definirebbero “tribali e matriarcali”.
“Racconto la mia infanzia, la mia famiglia, Schio. Ho letto delle lettere di mia zia, che torna spesso nell’album, e mi sono accorta che aveva i miei stessi sogni. Ho capito che i racconti che sembrano così privati sono in realtà collettivi.”
Gli 11 brani dell’album ripercorrono i 25 anni di vita di Giorgia: dalla bambina che si addormentava ascoltando i CCCP, scriveva poesie durante l’ora di matematica, ascoltava la mamma leggere Il Capitale di Marx e che non riuscì a terminare il suo primo concerto, quello dei Massimo Volume, perché «sentiva qualcosa dentro di sé che non riusciva a spiegare», alla giovane che ha lasciato le montagne dell’Alto Vicentino per trasferirsi a Milano. Lamante rivive la storia della sua famiglia e delle sue radici, creando un “memoriale” di sé stessa. Non è un caso che la copertina dell’album mostri una foto di quando aveva sei anni, con un sorriso malizioso e la stella rossa sul berretto.
“Negli ultimi anni viviamo una polarizzazione musicale, sia di testi che di musicalità. Il mio progetto è un po’ controcorrente, in modo naturale, l’ho concepito a Schio, concepito con dei ragazzi della provincia di Vicenza. L’album suona in un modo diverso dal resto, almeno da quello che passano le radio.”
La memoria di Lamante si trasforma quando ritrova i diari di suo nonno, un gesto che risveglia nuovi ricordi e avvia il suo processo creativo, culminando nell’album In memoria di. Cresciuta nei campi veneti con il nonno, ha deciso di seguire la sua filosofia di vita, accettando la perdita come parte fondamentale dell’esistenza. Per lei, imparare a perdere è una rivoluzione: perdersi in ciò che non ti appartiene. Le 11 canzoni dell’album racchiudono 25 anni della sua vita, un lavoro che ha richiesto tre anni per essere completato. Su suggerimento del suo produttore Taketo Gohara, ha scelto tra 100 canzoni, un processo che quasi l’ha fatta impazzire. Gohara, che ha collaborato con artisti come Capossela e Verdena, è per lei una figura paterna musicale. Il loro incontro è avvenuto in modo casuale, quando Gohara ascoltò una sua pre-produzione mentre lavorava in studio.
“Non so se i cantautori sono in grado di cambiare il mondo, sarebbe bello, ma io credo che soprattutto servano a rappresentare il presente. Nella frenesia del mondo di oggi la gente non ha tempo di fermarsi a comprendere il presente e la musica, secondo me serve a questo.”
Venerdì 14 febbraio sarà sul palco del Covo club per un concerto che si prospetta a grandissima carica di energia.
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