Proseguendo nella nostra inchiesta sulla crisi del lavoro educativo, questa settimana ci siamo soffermati sul disagio che sta vivendo nel suo complesso il SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione), in particolare per quel che riguarda i minori stranieri non accompagnati. La crisi ucraina ha ampliato una situazione che già in precedenza, coi minori in arrivo dalle guerre in medio oriente e dal continente africano, era oltre la soglia d’emergenza ammissibile.

Il rapporto numerico operatori minori oggi è insostenibile (di notte e nei giorni festivi, non di rado, scende a 1 ogni 20/30), il sovraccarico di lavoro insopportabile, i casi di burn out moltiplicati. Ciò ha generato una fuga del personale storico, sostituito con il reclutamento di operatori occasionali, privi di esperienza e formazione nel settore, con il conseguente aumento dell’improvvisazione e del malessere per tutti, operatori e minori.

I bandi invece rimangono i soliti, si va avanti facendo finta di nulla, non tenendo minimamente conto del drastico peggioramento di condizioni lavorative che certo non erano già tra le più favorevoli, con tanto di notti passive a corredo e risorse, economiche e no, ridotte al lanternino.

Abbiamo sentito Cecilia Muraro, di ADL Cobas Bologna, sindacato che chiede l’apertura di un tavolo mirato per il SAI, un aumento significativo dei budget a parità di posti nelle strutture, il riconoscimento di ogni ora lavorata e altro ancora.