La nuova stagione di Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale, pensata per le due sale del Teatro Arena del Sole e per il Teatro delle Moline di Bologna, è un progetto di produzione e ospitalità che coinvolge artisti del panorama italiano e internazionale, dai maestri alle realtà emergenti, dal teatro di tradizione alla sperimentazione interdisciplinare, lavorando sulla contaminazione di formati, culture e generazioni, con l’obiettivo di continuare a promuovere lo sviluppo di progetti di grande qualità in sinergia con una consolidata rete di teatri e istituzioni.

ERT presenta la nuova stagione dopo un aumento di pubblico, soprattutto di giovani

La stagione appena conclusa di Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale ha registrato un incremento di pubblico del 10% rispetto alla stagione 2022/2023. Di questo successo e dell’ampia proposta della nuova stagione il direttore di ERT Valter Malosti commenta che «il concetto base è quello della qualità. La qualità e la varietà. Secondo me il pubblico dovrebbe poter vedere una forma ampia di spettacolo; non dovrebbe fossilizzarsi in un solo tipo. E anche senza pregiudizi: ci sono artisti famosissimi come Silvio Orlando accanto a gruppi molto sperimentali che però hanno l’onore di avere anche la sala grande. Gli anni scorsi ci hanno confermato questa tendenza: artisti che magari per l’opinione pubblica non sono così famosi hanno fatto teatri molto interessanti».

Si conferma perciò anche per la stagione 2024/2025 «questa idea di apertura, cioè tutti gli spettacoli che facciamo qui lasciano sempre una porta aperta al pubblico, non si chiudono, non sono autoriflessivi».
Lavoro importante e di successo che ha caratterizzato la stagione appena conclusa è stato il coinvolgimento di un pubblico giovane, la fascia di età 20-35. Valter Malosti: «È un dato rilevante, di cui quasi ci vergognamo perché stiamo doppiando tutti i teatri italiani. È un lavoro importante perché quella fascia di età, 20-35 anni, è la fascia più critica, quella che perde interesse per tutto l’intrattenimento culturale. Abbiamo invece avuto il 23% di pubblico di quell’età che consente un grande ricambio. E non mi riferisco alle scuole, ma a un pubblico di quella fascia di età».

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96 titoli rappresentati, 17 produzioni e 25 coproduzioni, di cui 13 in prima assoluta e 4 debutti nazionali, a cui si aggiungono 54 ospitalità.
La nuova stagione di ERT/Teatro Nazionale è dunque una prospettiva ampia e plurale, che verrà inaugurata da Opening-showcase Italia «con cui mostriamo il meglio della qualità italiana contemporanea» e in cui trovano posto personalità della ricerca teatrale riconosciute anche all’estero come Alessandro Serra e Daria Deflorian. Ci saranno poi nomi storici del teatro italiano e internazionale come Eugenio Barba e Marco Paolini, del teatro d’autore come RezzaMastrella. Nomi che di recente hanno catturato l’attenzione di pubblico e stampa come Kepler-452, al lavoro sul nuovo progetto prodotto da ERT: nell’estate 2024 s’imbarcherà sulla Sea-Watch 5, la nave della ong tedesca che attualmente si occupa di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, lungo la rotta migratoria più mortale al mondo. Dopo aver coinvolto il pubblico europeo nella vicenda del licenziamento collettivo alla GKN con Il Capitale, per il nuovo progetto Nicola Borghesi e Enrico Baraldi puntano l’attenzione sul rimosso collettivo del nostro continente, oggi che il Mediterraneo rischia di diventare un punto cieco della nostra coscienza.

Nell’ambito Opening – showcase Italia debutta dal 15 al 20 ottobre la produzione ERT Eclissi, di Michela Lucenti, vincitrice del prestigioso premio nazionale di danza, il premio Ada d’Adamo 2024, e Balletto Civile, una riflessione sull’età dell’adolescenza che, nello stile collettivo, amplifica la danza con altri linguaggi artistici. La stessa Michela Lucenti cura la terza edizione di CARNE- FOCUS DI DRAMMATURGIA FISICA, che programma a gennaio 2025 la prima nazionale di uno dei maggiore coreografi contemporanei, il danzatore, fotografo e filmmaker Wim Vandekeybus. Con la sua compagnia, Ultima Vez, presenta al Teatro Bonci il 16 gennaio Void.

Lo spazio speciale dedicato alla danza avviene in un momento di transizione per questa disciplina. Michela Lucenti: «È un momento difficile. Si guarda alla danza non come a un fatto di rivolta, non come a un fatto di affermazione, ma si guarda alla danza solo come tradizione. La tradizione è fondamentale, la danza si poggia sulla tradizione ma è importante ripensare a come è nata la danza contemporanea, cioè con un’idea di urlo, di sconquassare, di interagire con le istituzioni. Quindi è importante che la danza, il corpo continui ad essere una possibilità, non l’unica, di dialogo fra la tradizione e il futuro. Quindi in un teatro come questo, un teatro pubblico, è importante che noi forniamo la possibilità anche per un nuovo pubblico di vedere i grandi spettacoli internazionali, i grandi nomi, i grandi balletti ma anche i giovanissimi e le persone che si stanno occupando dei refusi, del laterale della danza. Se non lo fa un teatro pubblico non lo fa più nessuno».
Anche per questo il lavoro di Michela Lucenti è attento al tema della fragilità e dei diversamente abili: «È una sfida ed è un dovere. Dobbiamo invertire qualcosa: pensare che la fragilità è al centro e che lì c’è qualcosa che noi normodotati non vediamo».

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