«È troppo facile buttare giù e ricostruire», valuta amaramente Tommaso Ussardi, presidente e direttore artistico del Mercato Sonato. «Al di là di Senzaspine e del nostro destino, la delusione è soprattutto legata al fatto di non voler coltivare la memoria di questa struttura». Risale a quasi un anno fa l’annuncio definitivo della demolizione del Mercato Sonato, per costruire da zero un nuovo centro culturale attingendo ai fondi del Pnrr. Ad oggi, il Mercato si trova ancora in un limbo: nonostante le forti proteste del quartiere, Lepore non ha espresso volontà di ripensare il progetto, e l’Orchestra Senzaspine è ancora senza una nuova casa.

La storia del Mercato Sonato, presidio culturale dal 2015

Il Mercato Sonato nasce nel 2015 con la vincita dell’Orchestra Senzaspine del Bando IncrediBOL, ma l’edificio risale al 1957 e nel 2027 compirebbe settant’anni, diventando automaticamente patrimonio tutelato. L’obiettivo di Lepore (allora assessore all’economia e promozione della città, turismo, relazioni internazionali, agenda digitale) era dare nuova vita all’ex mercato rionale in disuso, per ripensarlo e farne un presidio culturale. La sfida, in tal senso, è stata vinta: il Mercato Sonato è diventato degli anni un punto di riferimento non solo per Bologna in generale, ma in particolar modo per il quartiere San Donato-San Vitale. «Ce ne accorgiamo da quante persone del quartiere bussano alla nostra porta, deluse, demoralizzate e preoccupate per il fatto che adesso dobbiamo andarcene», riflette Ussardi. «Quotidianamente, non scherzo, se ne presentano due o tre. È da questo che sappiamo che la nostra attività ha fatto bene a livello sociale, economico e anche in quanto presidio per tenere distanti tutta una serie di disagi sociali che, quando chiudiamo, impiegano poco a tornare». Aperto tutti i giorni dalle nove di mattina a tarda notte, infatti, il Mercato è sempre stato quotidianamente vissuto da comunità molto diverse tra loro: musicisti dell’orchestra, anziani del quartiere che assistono alle prove, allieve e allievi della scuola di musica e chiunque, di sera, voglia assistere ai vari spettacoli in programma, o cantare al karaoke.

Data l’età della struttura, «Sapevamo da quando siamo entrati che saremmo dovuti andare incontro a restauri», valuta il direttore artistico. «Soprattutto considerando i tanti spazi di cui non abbiamo potuto fruire, come quello sottostante al Mercato, perché sono inagibili per il tipo di attività che proponiamo». Dal 2015 al 2018 ci sono quindi stati incontri di progettazione attiva tra l’amministrazione e l’Orchestra, per ridisegnare gli spazi e ottimizzarli: in quell’arco di tempo, racconta Ussardi, l’attività del Mercato Sonato è proseguita nella convinzione che sarebbe prima o poi andato incontro a un restauro, nel rispetto della storia dell’edificio.

Dei progetti pensati in condivisione, poi, non si è più saputo nulla fino al 2022, quando è stata annunciata per la prima volta la decisione di demolire la struttura per costruire un nuovo spazio che – specifica Ussardi – non sarà in linea con le richieste emerse dai vecchi tavoli di progettazione, perché l’Orchestra non è mai stata contattata nel pensarlo.

Il Mercato sarebbe quindi dovuto essere abbattuto ad agosto 2023, ma la demolizione è stata poi rimandata («L’abbiamo saputo intorno al mese di luglio, quando avevamo ormai già quasi fatto le valigie»); in autunno il Mercato ha ripreso le sue attività culturali di divulgazione musicale, fino a una data da destinarsi che adesso, pare, è stata fissata a maggio 2024. «In questi mesi abbiamo vissuto un po’ nell’oblio», commenta con amarezza Ussardi. «Molte persone pensavano che il Mercato fosse ormai già chiuso, e stanno capendo solo adesso che è ancora aperto».

E per quanto riguarda l’Orchestra Senzaspine? «Sul nostro futuro è in atto una trattativa, al momento ferma, tra Comune, Senzaspine e Fiera, perché l’idea è di spostarci lì – racconta Ussardi – Stiamo aspettando risposte per capire se sia sostenibile per noi e se ci garantisce di portare avanti tutti i servizi verso le comunità che abbiamo offerto in questi anni». E conclude: «Dobbiamo ripensare tutto quello che dobbiamo fare, ma non sappiamo ancora dove lo faremo. Non sapere dove progettare le attività del prossimo anno ci mette in crisi da un punto di vista non solo strutturale, ma anche lavorativo: abbiamo decine e decine di lavoratori e lavoratrici che non sanno dove e come si andrà avanti, quindi per noi la situazione è estremamente critica».

Chiara Scipiotti

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