Negli ultimi anni in Italia si è registrato un fenomeno per certi aspetti inedito. Le figure che si rendono protagoniste di atti di disobbedienza civile e lotte contro diverse forme di ingiustizia e che per questi balzano agli onori delle cronache fino a diventare simboli sono tutte donne. Da Greta Thunberg a Ilaria Salis, passando per Carola Rackete, Eddi Marcucci e Nicoletta Dosio, donne che insorgono e mantengono vivo il fuoco della ribellione. Ma non mancano i tentativi di reprimerle.

Le storie delle protagoniste in lotta: le donne insubordinate

Carola Rackete, tedesca, classe ‘88, da giugno 2019 capitano della nave da salvataggio olandese Sea-watch 3, da luglio 2019 «capitana criminale arrestata» nei twitt di Matteo Salvini. Dopo aver soccorso 53 persone in mare, la nave si dirige verso Lampedusa. Salvini non consente l’attracco, ma Rackete sceglie di approdare per tutelare la salute dei passeggeri, ormai stremati. Sulla terraferma avviene l’arresto con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e resistenza a navi da guerra. Nel 2020 la Corte di Cassazione sentenzia a favore di Carola Rackete, ma dei commenti estetici sessisti di Salvini ancora non ci siamo dimenticati.

Così come non possiamo dimenticarci la lotta di Greta Thunberg per salvare il pianeta, ormai simbolo delle proteste per il clima, che nel 2018, a soli 15 anni, sciopera per richiamare l’attenzione sul collasso climatico, dando vita al movimento del Fridays for Future. Al momento sta affrontando un processo per disturbo della quiete pubblica e resistenza a pubblico ufficiale durante una manifestazione. Il 17 ottobre 2023 l’attivista stava protestando a Londra contro l’industria energetica ed è stata arrestata assieme ad altri manifestanti.

Stava manifestando anche Nicoletta Dosio, la 78enne attivista No Tav, quando viene arrestata e condannata. Dopo essere evasa dai domiciliari come forma dichiarata di disobbedienza civile, sceglie di non contestare una pena più adatta alla sua età. 32 anni di lotte senza compromessi contro il Tav e al culmine l’arresto: nel 2012 durante un volantinaggio al casello autostradale di Avigliana. Dosio stessa commenta «Non era una novità: tutta la storia della nostra lotta si svolge sul filo della repressione e dell’applicazione del diritto penale del nemico, metodo che però non è mai riuscito a fermarne le ragioni e le pratiche». Quella di Nicoletta Dosio è una lotta che non accenna ad arrestarsi, una lotta che resiste, proprio come quella di Eddi Marcucci.

«La resistenza è vita», queste le parole di Maria Edgarda Marcucci, detta Eddi, che nel 2017 si è unita alle donne curde YPJ, l’Unità di protezione delle donne in Rojava, e dal 17 marzo 2020 per lo Stato Italiano è «socialmente pericolosa». Secondo le autorità potrebbe utilizzare le competenze che ha acquisito sul campo di battaglia, anche in Italia. Questo dovrebbe giustificare la misura preventiva di sorveglianza speciale, tuttavia «il messaggio che arriva dalla procura di Torino è molto grave nel momento in cui dei giudici sanciscono che non occorre nemmeno commettere reato per restringere la libertà di una persona. Un messaggio che contrasta qualunque principio di giustizia, anche liberale.», afferma la stessa Marcucci.

Restrizione della libertà, principio di giustizia: espressioni che ci riportano anche alla recentissima vicenda di repressione di Ilaria Salis, maestra delle elementari di 39 anni, attualmente in arresto nel carcere di massima sicurezza ungherese con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni durante una manifestazione neonazista che si tiene tutti gli anni a Budapest. L’antifascismo di Salis le potrebbe costare fino a 11 anni di carcere, a fronte di mesi già trascorsi in condizioni disumane in attesa del processo.