Da ieri sera l’esercito israeliano sta compiendo una vastissima operazione a Gaza City, di cui ha già occupato oltre il 40%. Le cronache parlano di scene drammatiche, con la popolazione palestinese in fuga verso sud che non sa dove trovare riparo.
«L’invasione di Gaza City espone centinaia di migliaia di civili palestinesi al rischio di morte e sfollamento – ha dichiarato il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese – È un tentativo di trasformare Gaza City in una fossa comune e in una terra inabitabile».

A Gaza la “soluzione finale” di Israele per eliminare i palestinesi

Si tratta di una sorta di “soluzione finale” con cui Israele decide di eliminare completamente la popolazione gazawi nella totale inedia della comunità internazionale. Un piano che fa il paio con quello in atto in Cisgiordania, dove il governo Netanyahu, col pretesto della risposta al riconoscimento della Palestina da parte di alcuni Paesi occidentali, sta accelerando l’occupazione illegale di territori palestinesi.
«Non ci sarà alcuno Stato palestinese – ha dichiarato il presidente israeliano qualche giorno fa – quei territori sono nostri».

Nel frattempo, oggi è stato pubblicato il rapporto stilato da una commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite che, nel testo, «conclude che il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant hanno incitato al genocidio e che le autorità israeliane non hanno preso alcuna misura contro di loro per punire tale incitamento».
La commissione, guidata da Navi Pillay, ha concluso che le autorità e le forze di sicurezza israeliane hanno commesso “quattro dei cinque atti genocidi” definiti dalla Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio.

La mobilitazione degli accademici di UniBo

Nel frattempo non si fermano le manifestazioni contro il genocidio a Gaza e la solidarietà al popolo palestinese. Fra queste, un gruppo di docenti dell’Unibo ha organizzato per il 18 settembre un presidio, un’assemblea aperta e un corteo che partiranno da piazza Scaravilli già dal primo pomeriggio.
«La data non è casuale – spiega ai nostri microfoni Francesca Biancani, docente di Storia e istituzioni dell’Asia all’UniBo – Rispondiamo a una chiamata della società palestinese, intitolata “Disrupt complicity in genocide”, che cade nei giorni, dal 18 al 21 settembre, in cui l’anno scorso l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che chiedeva a Israele di cessare l’occupazione illegale dei territori palestinesi e l’apartheid».

Nell’anno trascorso Israele non solo non ha ottemperato alla risoluzione Onu, ma ha addirittura accelerato l’occupazione, con la distruzione di case e l’appropriazione di territori.
«Giovedì chiederemo alla governance dell’Unibo – afferma Biancani – di dare seguito alla mozione approvata dal Senato accademico dello scorso giugno, in cui non prendeva solamente posizione sul genocidio, ma si impegnava a rivedere i rapporti accademici e scientifici in essere con università, aziende e istituzioni israeliane. Chiederemo di renderci conto di quanto fatto concretamente in modo trasparente».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCA BIANCANI: