Protestano contro la legge Stabilità e le misure che colpiscono la scuola. Gli insegnanti si sono riuniti in assemblea questo pomeriggio al Liceo Sabin per pianificare la mobilitazione.

Nuova assemblea pubblica contro i tagli alla scuola disposti dal governo Monti. A fare da opposizione ai “tecnici” gli insegnanti delle scuole superiori di Bologna, riuniti nel pomeriggio al liceo Sabin. “Siamo stanchi di leggi con cui si affossa il diritto all’istruzione e si salvano i bilanci.” I docenti scendono sul piede di guerra contro l’ultima norma inserita nella legge di stabilità, l’allungamento da 18 a 24 ore dell’orario di servizio a fronte di salari immutati. “Della norma – affermano gli insegnanti – per ora non è stata cambiata nemmeno una virgola, solo disinformazione o, nella migliore delle ipotesi, un prossimo accantonamento temporaneo in vista delle elezioni.” Una norma che andrebbe ad incidere immediatamente sulla platea dei precari facendo saltare altri posti di lavoro.

D’altronde contenere i costi vuol dire diminuire il personale, e se la  qualità che interessa è solo quella di ordine finanziario, non vi è dubbio che la strada imboccata sia quella giusta. “Negli ultimi anni, di governo in governo, la scuola è stata unicamente materia di sforbiciate e bizantinismi burocratici – ribadiscono i docenti – scritti da chi evidentemente non la conosce.” Accorpamenti e aumento del numero di studenti per sezione sono la normalità: si arriva così a 30 ragazzi per classe, e anche oltre, con ricadute evidenti sull’apprendimento. Mentre i finanziamenti alle private non scendono, scrivendo un altro punto a favore dell’iniquità. Le cosiddette riforme, oltre ai tagli, hanno moltiplicato gli adempimenti burocratici: “Siamo sempre più impegnati a compilare registri e sempre meno a trasmettere valori ai ragazzi – si rammaricano gli insegnanti.

I docenti si scagliano anche sul “concorsone” indetto dall’esecutivo per stabilizzare i precari. Il punto è che con in nuovo provvedimento si cambiano le regole del gioco a partita iniziata, tracciando una riga sulle graduatorie stilate finora sulla base dell’anzianità di servizio. Ora, dopo anni, e per alcuni anche decenni, di lavoro malpagato su cui si è retto il nostro sistema scolastico, parlare di selezione sul presunto merito, da appurare con la fatidica prova, come prevedibile, non piace a molti.

Angelica Erta