Nella nostra regione crescono esponenzialmente i negozi rivolti ai nuovi poveri. 12 quelli già attivi, ma aggiunti a quelli in fase di avvio o progettazione si arriva a 20. Attraverso il recupero di eccedenze della grande distribuzione, donazioni e collette, si offrono cibo e beni di prima necessità. Quasi 180mila i poveri in Emilia Romagna. Venerdì un convegno in viale Aldo Moro per fare il punto della situazione.
Cibo, secco o fresco, prodotti per l’igiene, vestiario, ma anche materiale scolastico. È questo che si può trovare sugli scaffali degli empori solidali, i negozi rivolti ai nuovi poveri che stanno crescendo esponenzialmente in Emilia Romagna.
Se Portobello a Modena e Case Zanardi a Bologna sono forse i nomi più noti, in regione sono presenti ben 20 empori solidali, di cui 12 già attivi, 5 in fase di avvio e 3 in fase di progettazione.
Il boom degli empori solidali si accompagna, purtroppo, alla crescita della povertà, che in Emilia Romagna – secondo dati Istat – tocca quasi il 4% della popolazione, pari a poco meno di 180mila persone.
Il dato è uno dei più bassi in Italia, dove oltre 5 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di minori, vivono in condizione di povertà alimentare, un problema che nelle società sviluppate sembrava scomparso.
Per fare il punto sulle possibili soluzioni al problema della povertà alimentare e sulle politiche regionali per contrastare il fenomeno, venerdì prossimo, dalle 9.00 alle 13.00 in viale Aldo Moro, si terrà un convegno alla presenza della vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Elisabetta Gualmini, e di Monsignor Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna.
Nel corso del convegno verrà presentata la ricerca, svolta dalla Caritas in collaborazione con la Regione, proprio sulle realtà che distribuiscono generi alimentari attraverso gli Empori solidali in Emilia-Romagna, di cui Radio Città Fujiko anticipa i contenuti.
COSA SONO GLI EMPORI SOLIDALI. Gli empori sono strumenti di contrasto alla povertà alimentare che si reggono sulla collaborazione tra istituzioni, terzo settore e aziende del territorio. Chi si reca in un Emporio può scegliere liberamente i prodotti alimentari a disposizione usufruendo di una tessera personale caricata con punteggio a scalare.
Oltre alla distribuzione di beni alimentari, vestiario e prodotti per l’igiene personale, gli empori svolgono sempre più anche una funzione sociale e relazionale, attraverso attività accessorie come l’ascolto e l’orientamento verso altri servizi, la formazione, l’inserimento lavorativo, gli spazi mamma bambino, le consulenze al credito e alla gestione domestica.
CHI SONO I DESTINATARI. Gli empori sono rivolti ai cosiddetti “nuovi poveri”, in particolare a famiglie in difficoltà economica e con figli. Si tratta di persone che hanno un Isee compreso tra i 3mila e i 10mila euro, oppure chi è rimasto senza lavoro ed è iscritto a un centro per l’impiego.
La fotografia scattata dalla Caritas mostra un’utenza composta per il 58% da stranieri e per il 42% di italiani, anche se il numero di questi ultimi è purtroppo in aumento.
COME FUNZIONANO. A lavorare negli empori solidali della regione sono 458 persone, di cui 16 dipendenti e 442 volontari.
La merce distribuita viene reperita in diversi modi. Alcuni empori si riforniscono grazie agli aiuti del Fead (Fondo di aiuti europei agli indigenti), altri sugli acquisti diretti, altri ancora sul recupero delle eccedenze della grande distribuzione o sulle donazioni. La prima fonte di approvvigionamento dell’Emilia Romagna è il Banco Alimentare ed è la realtà principale con cui sono chiamati a relazionarsi gli Empori.