Nel canone letterario novecentesco pochi autori sono citati, abusati e spesso fraintesi da detrattori e ammiratori quanto Pier Paolo Pasolini, autore per certi versi profetico, tuttora dibattuto e controverso, di cui ritroviamo più spesso riproposta l’identità da intellettuale e regista che non di narratore e poeta. Al secondo appartiene Il sogno di una cosa, testo che ritroviamo in scena a teatro per TTTXTE, la stagione teatrale di Crevalcore. In scena sabato 1 marzo 2025 alle ore 21, presso l’Auditorium Primo Maggio di Crevalcore (Viale Caduti di via Fani, 300), Elio Germano è in scena con il musicista Theo Teardo. L’attore romano e il musicista e compositore friulano portano in scena l’omonimo romanzo ambientato tra le rive del Tagliamento, in un momento cruciale della storia italiana del Novecento.

«Cerchiamo una forma di teatro musicale»: la parola a Teho Teardo

La storia del romanzo di Pasolini, prima prosa dell’autore scritta tra il 1949 e il 1950 ma pubblicata solo nel 1962, si svolge nel secondo dopoguerra. Protagonisti sono tre giovani provenienti dai paesi attorno al Tagliamento. In cammino nel percorso che oggi definiremmo la rotta balcanica, i giovani protagonisti pasoliniani lo percorrono “al contrario”, attirati dal sogno del comunismo in Jugoslavia. Un pellegrinaggio di andata e ritorno, tra miserie antiche e nuove, in fuga dalla povertà e dalla persecuzione: tensioni tradotte in un’atmosfera realistica e rarefatta che, al teatro di Crevalcore, ritroviamo in un’edizione altrettanto elegante e rarefatta, portata in scena dal duo Germano – Teardo.

E con Teho Teardo abbiamo conversato in occasione dello spettacolo a Crevalcore. Co-protagonista di questa interpretazione del testo di Pasolini, ci ha parlato del loro originale adattamento di un testo «in cui i protagonisti scappano e percorrono al contrario la rotta balcanica: la stessa che oggi i rifugiati e i disperati percorrono per sfuggire a guerre, carestie e persecuzioni e raggiungere l’Europa. C’era un tempo in cui eravamo noi a scappare, ed esattamente per gli stessi motivi». La scelta del testo parte da una ricerca principalmente musicale, tra i motivi del luogo e dell’epoca. Uno di questi «è una canzone popolare friulana, “olin bevi”, che significa “vieni a bere”, di cui ho trovato una registrazione effettuata dal musicologo americano Alan Lomax. Nel 1948, proprio l’anno in cui è ambientato il romanzo, compie un viaggio in Italia e registra musiche da tutte le regioni accompagnato dal musicologo italiano Diego Carpitella. Nello spettacolo abbiamo usato questa registrazione, che ci riporta a un tempo lontanissimo, che ormai non c’è più. Nello spettacolo, questa canzone diventa una membrana da attraversare, che ci porta in un’altra epoca».
Una messa in scena che parte da una ricerca “della musica”: non solo come complemento essenziale all’atmosfera portata sul palco, ma anche come resa delle atmosfere del testo, coerente con la ricerca del duo. E a proposito della collaborazione con Elio Germano, con cui già aveva portato in scena anche un adattamento di Viaggio al termine della notte tratto da Céline e del Paradiso di Dante, rivela invece: «Siamo in cerca di una forma di teatro che sia solo nostra, che ci rappresenti. Ci muoviamo nel passato ma anche nella contemporaneità, in cerca di qualcosa che possa dar forma alla nostra idea di teatro, che è molto sonora, molto musicale».

Per informazioni sui biglietti, rinviamo al sito del comune di Crevalcore.

QUI L’INTERVISTA INTEGRALE A TEHO TEARDO: