Il Comitato Articolo 33 ha lanciato l’iniziativa di indire un referendum cittadino per permettere alla cittadinanza di esprimersi sulla delicata questione dei finanziamenti pubblici alle scuole private, le cosiddette paritarie. Partendo dalla necessità di sfatare un serie di inesattezze, per non dire bugie, relative alle norme che regolano i finanziamenti pubblici alla scuola privata, il comitato ha già raggiunto 3 importanti obiettivi. Sentiamoli dalle parole del vicepresidente e portavoce del Comitato Articolo 33 Maurizio Cecconi.

Maurizio Cecconi: “Le nostre posizione le abbiamo elencate molto sinteticamente per rispondere al dibattito di venerdì scorso, giorno in cui abbiamo presentato pubblicamente il referendum insieme alla presidente del comitato Giancarla Codrignani. Da quel giorno e senza ulteriori altri nostri interventi e solo per il fatto che da quel momento nel dibattito politico era presente la proposta già depositata di un quesito referendario le forze politiche hanno significativamente mutato alcuni loro atteggiamenti e questo noi lo riteniamo un successo. La prima posizione che hanno mutato molte forze politiche riguarda la tassa d’iscrizione alle scuole materne prevista dalla manovra di bilancio del commissario Cancellieri, in merito a questa tassa la risposta che davano prima era: “siamo molto spiaciuti ma con i tagli che provengono dall’amministrazione centrale non possiamo fare niente.” Oggi dopo che noi abbiamo presentato un referendum questa tassa viene definita iniqua e inaccettabile. Direi che siamo di fronte a un cambio di parole e di orizzonte politico molto significativo e questo non può ovviamente che farci piacere e crediamo che sia merito nostro.

Il secondo successo che crediamo già da subito di aver conquistato: tante associazioni ma anche sindacati più volte hanno denunciato negli anni passati che la convenzione tra il comune di Bologna e le scuole private era una convenzione maldestra perché non era fatta con le scuole ma tramite il sindacato delle scuole, un’organizzazione cattolicamente orientata. Per le scuole cattoliche la convenzione non prevede in nessun modo che il convenzionante cioè il Comune possa effettuare dei controlli, sulla qualità, sull’accesso e su tutte quelle garanzie che le scuole paritarie devono dare per essere definite paritarie.La prima di queste garanzie è che non possono discriminare nessuno per chiedere l’iscrizione perché questo stabilisce la Legge di Parità. A Bologna per esempio ci sono scuole che hanno solo bambine, evidentemente quella scuola non è una scuola che può essere convenzionata. Di questi casi ce ne sono molti e molto diversi l’uno dall’altro. Il Comune non ha mai fatto un controllo e le forze politiche non hanno mai voluto sentire parlare di farli. Dopo che noi abbiamo presentato il referendum, le forze politiche hanno cominciato a dire che il tema non è quello dei finanziamenti bensì è il tema dei controlli. Ora di questo tema sono diventati i principali fautori.L’associazionismo di varia natura ma anche quello più laico ha sostenuto che i finanziamenti pubblici alle scuole private erano anticostituzionali.

A Bologna la risposta delle forze politiche è stata quella di ricordare la legge di parità, la Legge 72 del 2000 che impone al comune di finanziare le scuole private paritarie. Chiunque ha dimestichezza con la materia sa benissimo che in quella legge non c’è scritto affatto che il comune deve finanziare le scuole private, ma stabilisce al contrario dei finanziamenti statali. Quindi quest’argomento che sino all’altro giorno veniva usato mistificando la realtà e disconoscendo le leggi che poi sono realmente in vigore oggi non viene più usato perché ovviamente difronte a un comitato referendario supportato da consulenze giuridiche molto autorevoli come il giurista Andrea Morrone, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di  Bologna, questo tema è stato accantonato e quest’argomentazione falsificante non viene più utilizzata: questo è stato il terzo successo che abbiamo raggiunto.”